Da ieri sono partiti gli aumenti di alcune tra le tariffe aeroportuali più importanti del nostro paese, vale a dire quelle dello scalo romano di Fiumicino: si tratta di una modifica al rialzo che è stata decisa nel rispetto del programma sottoscritto in maniera congiunta dall’Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile) e da Adr (Aeroporti di Roma). La denuncia di questi rincari è giunta direttamente da una delle principali associazioni dei consumatori presenti in Italia, il Codacons. In effetti, secondo quest’ultimo, gli aumenti sono abnormi, tanto è vero che si sta per prospettare una stangata da ben 320 milioni di euro l’anno per quel che riguarda tutti quei passeggeri che dovranno partire proprio da Fiumicino.
In particolare, Carlo Rienzi, numero uno del coordinamento in questione, non esiste alcuna giustificazione valida per una misura del genere: l’entità è davvero troppo elevata, vale a dire ben nove euro per ogni singolo viaggiatore, senza dimenticare che al provvedimento poi non corrisponde purtroppo un miglioramento del servizio che viene messo a disposizione dell’utenza. Insomma, si tratta di una pretesa economica esosa e che non ha motivo di esistere. Ecco perché l’associazione ha preteso anzitutto una nuova qualità del servizio, non certo quella attuale, in modo da poter richiedere quello che è stato richiesto.
I passeggeri, infatti, hanno bisogno di verificare in concreto la nuova qualità, altrimenti hanno più di una ragione per protestare. Tra l’altro, lo stesso Codacons ha già provveduto a perfezionare il deposito di un ricorso a causa di questa situazione presso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio: l’obiettivo è facilmente intuibile, ovvero il blocco e la sospensione dei rincari per una illegittimità manifesta degli stessi. In aggiunta, occorre tenere in debita considerazione i danni economici, visto che non sono certo trascurabili quelli arrecati ai passeggeri, come anche quelli che vi saranno in futuro. Immaginare un finale per questa vicenda è impossibile, ora si attendono ulteriori sviluppi.