La Royal Bank of Scotland Group (RBS), la più importante banca britannica controllata dallo Stato, ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con utili in calo del 63%. Si tratta di una contrazione di redditività molto rilevante, che supera le stime compiute dagli analisti di settore, e che sembra essere imputabile principalmente a quanto sta accadendo all’interno dei confini del vecchio Continente, la cui crisi non accenna ad arrestarsi.
I profitti operativi sono pertanto crollati su base annua, per un volume pari a 267 milioni di sterline (circa 430 milioni di dollari), e al di sotto del dato relativo alle stime degli analisti, che attendevano profitti per 343 milioni di sterline.
“Attendiamo condizioni difficili anche nel corso del quarto trimestre” – ha affermato in merito Stephen Hester, il chief executive officer dell’istituto di credito – “Le previsioni per la crescita economica sono peggiorate. I tassi di interesse rimarranno molto bassi ancora per molto tempo, e ben al di sotto delle precedenti previsioni, mentre le condizioni di mercato rimarranno volatili per diversi anni”.
I ricavi della divisione dell’investment banking sono diminuite di 29 punti percentuali a 1,1 miliardi di sterline rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A subire contrazioni sono tuttavia anche i risultati relativi agli altri core business del gruppo britannico, i cui costi continuano a rimanere sostanzialmente elevati.
In particolare, i ricavi delle divisioni sulle securities appaiono in flessione di 73 punti percentuali nel terzo trimestre rispetto al terzo trimestre 2010. I ricavi valutari sono infine calati di 59 punti percentuali, con l’equities in flessione di 42 punti percentuali.
RBS ha eliminato oltre 27 mila posti di lavoro nel corso degli anni, e ha già reso noto che andrà avanti in tale politica, snellendo ulteriormente le fila dei propri dipendenti.