Nissan e Honda, alcuni tra i principali produttori auto dell’Asia, hanno affermato di aver riavviato alcune linee produttive dei propri impianti thailandesi. In precedenza, le fabbriche erano state costrette a chiudere i battenti a causa delle straordinarie alluvioni che avevano colpito il territorio, con danni da acqua che non erano mai stati riscontrati in simil maniera da oltre 70 anni a questa parte.
Nissan, che aveva cessato le proprie attività nell’impianto di Samut Prakan il 14 ottobre, ha pertanto dichiarato di aver parzialmente ripreso l’operatività nell’unità in questione. Lo stesso ha dichiarato Honda, il terzo principale produttore auto del Giappone, che ha riavviato alcune linee produttive nel Paese duramente colpito dalle alluvioni dello scorso mese, che hanno provocato vittime e ingenti pregiudizi alle attività economiche.
Proprio in seguito a quanto accaduto in Thailandia (e, ancor di più, a quanto accaduto a marzo nel territorio locale), sia Honda che Toyota si sono trovate costrette a rivedere al ribasso le proprie stime sugli utili di fine anno. Proprio Toyota sembra inoltre essere una delle ultime compagnie a riavviare la produzione, con la partenza delle vecchie linee che è prevista per il 21 novembre.
Come avevamo già anticipato qualche giorno fa, l’interruzione dell’operatività negli impianti thailandesi ha coinvolto a cascata le attività ordinarie di tutti gli impianti internazionali. Quelli nordamericani, ad esempio, sono stati coinvolti con l’interruzione delle ore di straordinario e con l’interruzione dei cicli produttivi nella giornata di sabato. In virtù della graduale e lenta ripresa degli impianti del Sud Est asiatico, Toyota ha affermato che entro poche ore le attività nel mercato nordamericano dovrebbero ripartire a livelli “normalizzati”.
A causa delle alluvioni, Toyota ha stimato una perdita di produzione di circa 87 mila unità in Thailandia, e di 40 mila unità in Giappone.