Tata Motors, uno dei principali produttori di auto del continente asiatico, ha reso noto di aver conseguito un calo dei profitti pari a 15 punti percentuali, deludendo pertanto le principali stime degli analisti locali e internazionali. Alla base di questo risultato certamente inatteso, vi è l’andamento non proprio ottimale delle vendite di auto in India, e l’incremento dei costi delle materie prime utilizzate all’interno degli impianti della compagnia.
L’utile del secondo trimestre fiscale è così diminuito a 18,8 miliardi di rupie (circa 370 milioni di dollari), rispetto ai 22,2 miliardi di rupie dello stesso periodo dello scorso anno. I profitti si assestano così ben al di sotto dei 21 miliardi di rupie attesi dagli osservatori internazionali. Fatturato in buona crescita (+ 27 punti percentuali) a 359,4 miliardi di rupie.
Come sopra preannunciato, la determinante maggiormente negativa nel conseguimento di questi risultati parzialmente deludenti è stata l’andamento delle vendite sul mercato indiano, principale bacino di utenza di Tata. In India, infatti, le vendite di veicoli hanno subito una flessione di 22 punti percentuali durante l’ultimo trimestre, a causa dell’incremento dei tassi di interesse sui finanziamenti, e del costo del carburante, che ha falcidiato la domanda del settore.
Le vendite dell’intera industria automotive del subcontinente dovrebbero espandersi al ritmo più lento degli ultimi tre anni, come ribadito da un recentissimo report della Society of Indian Automobile Manufacturers, che ha nuovamente tagliato al ribasso le stime per le vendite del prossimo anno.
Per quanto invece concerne il costo delle materie prime, l’incremento di quelle utilizzate da Tata Motors è stato di ben 30 punti percentuali, a 221,1 miliardi di rupie. Alla chiusura della giornata di Borsa di ieri, il titolo perdeva 2 punti percentuali, giungendo ai livelli minimi di quotazione dal 13 ottobre ad oggi, e con possibili margini di ulteriori deprezzamenti nel brevissimo termine.