La crisi economica dell’eurozona è ormai assodata, tanto più che non si tratta più soltanto di una congiuntura negativa limitata ad alcuni paesi (in primis la Grecia e l’Italia), ma anche a quelle economie che fino a pochi giorni fa erano considerate al riparo: una nazione che sta cominciando a preoccuparsi è sicuramente l’Olanda, la quale deve fare i conti con il calo del proprio prodotto interno lordo nel corso del terzo trimestre del 2011 (-0,3%) e prospettive non proprio incoraggianti. Lo stesso governo di Amsterdam non vuole ancora parlarne, ma la parola recessione comincia a serpeggiare anche da queste parti, dopo il brutto precedente di due anni fa. C’è comunque da precisare che lo stesso Pil è destinato a rimanere su buoni livelli per quest’anno, anche se il 2012 rimane un’incognita pericolosa.
Cosa è successo esattamente? Il periodo compreso tra gli scorsi mesi di luglio e settembre è stato caratterizzato da un andamento peggiore rispetto ad altri stati, come la Francia e la Germania, le prime due economie europee, ma anche della Spagna, in difficoltà finanziarie da diverso tempo ormai. Il rating olandese, però, rimane ben fermo sulla tripla A, a meno di ripensamenti improvvisi delle tre principali agenzie. I consumi interni sono i responsabili maggiori per questa situazione di incertezza. In effetti, i cittadini dei Paesi Bassi stanno acquistando sempre meno autovetture e capi d’abbigliamento, due fattori su cui il settore industriale faceva un grande affidamento.
Non sono al sicuro nemmeno i ristoranti, visto che l’austerity economica comincia a farsi sentire, mentre il real estate risulta essere in decisa frenata da almeno un anno. La finanza in stretto non riserva soddisfazioni; nello specifico, i risparmiatori e i consumatori nutrono sempre meno fiducia nell’economia, inoltre i fondi pensioni sono in decisa flessione, a testimonianza del generale pessimismo che coinvolge persino i maggiori esponenti di governo, come il ministro delle Finanze, Jan Kees de Jager.