Le esportazioni giapponesi sono calate per la prima volta negli ultimi tre mesi, evidenziando come l’eccessivo apprezzamento dello yen da una parte, e le critiche condizioni economiche dell’Europa dall’altra, abbiano provocato gli indesiderati effetti nell’andamento dell’export dell’arcipelago nipponico, già messo a durissima prova dal disastro del mese di marzo 2011, quando un terremoto e uno tsunami conseguente hanno provocato danni storici record.
Le esportazioni del Paese asiatico – stando a quanto affermato dal Ministero delle Finanze di Tokyo – avrebbero subito un passo indietro di 3,7 punti percentuali nel corso del mese di ottobre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un andamento ben peggiore di quanto precedentemente stimato dagli economisti internazionali.
In particolare, le esportazioni verso la Cina – il principale mercato commerciale del Giappone – sono calate di 7,7 punti percentuali, per la più grave contrazione dal mese di maggio. Il calo dell’export sembra inoltre aver danneggiato tutte le principali corporate nazionali, come la Toshiba e la Nippon Yusen, le quali hanno richiesto un intervento del governo al fine di condurre a una migliore quotazione lo yen.
L’apprezzamento così significativo della moneta nazionale (considerata come una sicura “valuta rifugio” in tempi di gravi difficoltà come quelli attuali) rende più difficili le esportazioni internazionali: un deprezzamento parziale della moneta potrebbe quindi portare beneficio alle principali società del Paese, che quest’anno hanno dovuto affrontare diversi fattori esogeni di straordinaria portata.
Il Giappone è già intervenuto nel mercato valutario per tre volte durante l’anno in corso, al fine di scoraggiare il trend crescente della propria moneta. Interventi che solo parzialmente hanno raggiunto i risultati sperati, e che potrebbero costituire pertanto l’ulteriore base per un nuovo intervento finanziario da parte della Banca Centrale, al fine di ricondurre su più miti quotazioni l’apprezzamento della moneta giapponese.