Dopo il Portogallo, l’Ungheria. Anche i titoli di debito magiari finiscono nel cestino della spazzatura, con l’agenzia di rating Moody’s che ha declassato a “junk” il rating del merito creditizio sovrano del Paese europeo. Una decisione che ha creato qualche contrasto in più del previsto all’interno dell’esecutivo di Budapest, con il premier Viktor Orban che è arrivato ad attaccare l’agenzia di rating definendo la scelta effettuata come un attacco finanziario.
In realtà la decisione di Moody’s è tutt’altro che spettacolare. L’abbassamento del rating all’Ungheria era da tempo nell’aria, e il downgrade di un gradino (a Ba1), comporta la contrazione del rating di merito creditizio di poco al di sotto della soglia dell’investment grade. A preoccupare è tuttavia anche l’outlook fortemente negativo sul Paese, che le agenzie di rating (Moody’s, appunto, in testa) non ritengono in grado di risollevarsi autonomamente dall’attuale crisi.
Oltre a Moody’s, anche Standard & Poor’s sembra intenzionata a confermare le proprie stime negative sul Paese. Stando alle solite fonti bene informate, S&P avrebbe dovuto annunciare il declassamento della nazione ben prima di Moody’s, ma sarebbe stata trattenuta dalla richiesta – da parte del governo di Budapest – di aiuti internazionali.
Sul fronte delle determinanti alla base del downgrade, Moody’s ha ribadito la presenza di condizioni di elevata incertezza sulla capacità del Paese di onorare i propri impegni fiscali, altrettanto elevati livelli di indebitamento, e limitate prospettive della crescita della produzione interna lorda nel medio periodo. Elementi che avranno impatti negativi sulla solidità finanziaria del governo, e sulla capacità di assorbire gli shock.
“La decisione dell’agenzia di rating di mantenere un outlook negativo sui rating dell’Ungheria” – si legge in una nota – “è guidata dall’incertezza intorno alla capacità del Paese di reagire a potenziali rischi derivanti dalla crisi del debito sovrano europeo”.