La vicenda relativa a Parmalat e Lactalis ha dominato in lungo e largo buona parte del 2010 e di quest’anno; i due colossi alimentari sono stati protagonisti di una trattativa serrata e che sembrava senza fine, con la compagnia emiliana che ha valutato in modo molto attento l’inserimento del gruppo transalpino. Ora si vengono però a scoprire dei risvolti che inquadrano meglio la vicenda, ma le aggiungono anche dei contorni poco edificanti. In effetti, Patrizia Micucci, la responsabile della divisione per gli investimenti bancari di Socièté Générale nel nostro paese, oltre che advisor della stessa Lactalis, è divenuta improvvisamente una protagonista negativa dell’affaire in questione.
In pratica, la stessa Micucci avrebbe comunicato a Gaetano Micicchè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, che il lancio dell’offerta pubblica di acquisto (opa) nei confronti dell’azienda di Collecchio ben prima che questa informazione divenisse realmente pubblica. Dalla Procura di Milano sono giunte proprio queste indiscrezioni e a questo punto si immagina facilmente il reato, vale a dire l’insider trading: l’indagine è stata avviata già da qualche tempo per questo motivo, oltre che per aggiotaggio, un’altra accusa che è spuntata fuori in diverse occasioni quando si è parlato di Parmalat e Lactalis.
Insomma, la scalata posta in essere dalla famiglia Besnier, i proprietari del gruppo francese, è stata letteralmente costellata di ostacoli, passi falsi ed errori madornali, il timore è che possa essere ricordata quasi esclusivamente per questo motivo. I fatti si sarebbero svolti in molto preciso e fin troppo chiaro; in pratica, la telefonata su cui si è concentrata l’indagine è stata effettuata lo scorso 26 aprile, con la stessa Micucci che telefonò nel corso di quella mattinata a Micicchè, ma, quel che più conta, ben venti minuti prima della comunicazione ufficiale dell’opa. Ora l’indagine dovrà chiarire se vi sono altre responsabilità di questo tipo, in modo da poter porre fine a tutti i veleni di una scalata davvero controversa.