Quello degli alberi di Natale è stato, per lungo tempo, un business fortemente profittevole per le aziende canadesi. Le società nord Americane, infatti, producevano forti quantità di abeti, da rivendere al Paese principale importatore, i “vicini” Stati Uniti d’America. Un business che è andato avanti per decenni, e che invece ora sembra subire gli effetti della crisi finanziaria internazionale, considerando che il trend delle vendite si sta rapidamente deprezzando, con previsioni ancora peggiori per quanto concerne i prossimi esercizi solari.
Il costo di un albero di natale canadese, infatti, era pari a circa 45 dollari in Patria, e a circa il doppio nei negozi specializzati degli Stati Uniti. Un costo non certo esorbitante, ma che con l’approssimarsi delle difficoltà economiche delle famiglie nord Americane, sta diventando una delle principali spese da tagliare (complice anche un crescente sentimento di sensibilizzazione da parte dell’anima ambientalista).
Stando a quanto afferma l’Istituto di statistica canadese (l’equivalente del nostro Istat), tra il 2000 e il 2010 le vendite di alberi di Natale sono crollate di circa 16 punti percentuali, per un volume pari a 56,6 milioni di dollari nel corso dell’anno scorso. Quasi la metà del controvalore economico proviene dai ricavi generati dal mercato degli Stati Uniti, che si conferma pertanto un’area territoriale molto redditizia sotto tale profilo.
Ma la situazione è cambiata radicalmente: i prezzi dei carburanti sono schizzati alle stesse (e di conseguenza il costo del trasporto degli alberi si è impennato), mentre il dollaro canadese si apprezzava di oltre il 50% nel confronto del dollaro statunitense, negli ultimi 10 anni.
Ma non solo: a contrastare i (naturali) alberi di Natale canadesi, da qualche anno sono arrivati gli (artificiali) alberi di Natale cinesi. Che costano meno, non producono abbattimento di foreste, e rischiano di mandare sul lastrico il settore degli abeti natalizi del Quebec.