Il 2011 appena terminato è stato salutato con sollievo da molti a causa delle sue negatività dal punto di vista economico e finanziario: ma c’è anche qualcuno che ripenserà con nostalgia a questi dodici mesi, vale a dire i rappresentanti del Made In Italy alimentare. In effetti, come è emerso in maniera netta e inequivocabile dall’ultima ricerca della Coldiretti, il commercio estero agroalimentare ha subito un incremento di ben nove punti percentuali nel periodo compreso tra gli scorsi mesi di gennaio e settembre. Si tratta di un risultato importante, ma non certo casuale. L’export a cui si sta facendo riferimento ha riguardato, in particolare, le nazioni che fanno parte dell’Unione Europea, i quali hanno consentito di far registrare un vero e proprio boom per quel che riguarda i fatturati.
Tra l’altro, bisogna anche tenere conto delle ottime performance di cui sono stati protagonisti i mercati degli Stati Uniti e quelli asiatici, soprattutto gli emergenti (Cina e India in primis). Chi ha contribuito maggiormente a questo boom? Il vino merita sicuramente uno degli accenni più dettagliati, visto che il suo aumento di valore è stato pari addirittura al 25%, ma non si possono dimenticare altri settori tradizionali, quali, ad esempio, i formaggi, l’olio d’oliva e la pasta. Al contrario, qualche delusione la si è avuta in relazione all’ortofrutta, il quale non ha messo in evidenza nessun cambiamento sostanziale in termini percentuali, né al rialzo, né al ribasso.
Perfino mercati poco conosciuti o da cui non ci si attendeva un interesse tanto forte nei confronti del Made in Italy si sono dimostrati determinanti: è il caso del Regno Unito e della birra, ma anche della Russia e dello spumante (non si spiegherebbe altrimenti l’acquisizione russa della Fratelli Gancia). Qualche miglioramento ulteriore potrebbe anche esserci però; sempre secondo quanto affermato dalla Coldiretti, la tutela dei prodotti deve essere totale e mettere al riparo dai crescenti casi di “pirateria”.