Le prossime settimane saranno cruciali per capire quali saranno i trend dei prezzi petroliferi nel breve – medio termine: l’attenzione si concentra ovviamente sull’Iran e sulle recenti minacce di intervenire sullo stretto di Hormuz, che hanno immediatamente suscitato la reazione degli U.S.A. Tale situazione, caratterizzata da un certo livello di incertezza, spalanca naturalmente le porte alla speculazione.
Prescindendo dall’evoluzione della situazione iraniana, va sottolineato che attualmente il mercato del petrolio si trova in una situazione in cui l’offerta globale è in crescita mentre la domanda appare in via di raffreddamento: in particolare, secondo i recenti dati pubblicati dal Dipartimento U.S.A. dell’Energia, la domanda americana di greggio nell’ultima settimana del 2011 è stata la più bassa rilevata nel periodo in esame nel corso degli ultimi 14 anni.
Nonostante questo, il prezzo del petrolio si mantiene a livelli tendenzialmente alti: è qui entrano in gioco i timori legati all’evoluzione dello scenario iraniano; in prospettiva, appare prossimo un embargo UE, che però verrà applicato in modo graduale e su tempi relativamente lunghi, così da permettere l’apertura di nuovi canali diplomatici e nel frattempo di chiudere i contratti già in essere coi relativi pagamenti (un esempio è quello delle collaborazioni tecniche offerte all’Iran dall’ENI).
L’Iran, dal canto suo, non può permettersi di entrare in una situazione in cui la sua economia è messa a rischio proprio dalla mancanza di clienti (l’Italia per esempio riceve dall’Iran petrolio pari al 13 per cento del proprio fabbisogno); così, vedendosi sbarrare la strada ad Ovest, potrebbe guardare con maggiore attenzione ad est, a patto naturalmente di non dare seguito alle minacce di chiusura dello Stretto di Hormuz, che porterebbe la situazione ad un altro livello, coinvolgendo l’intera penisola araba (attraverso lo Stretto transitano il 35 per cento circa dell’export mondiale complessivo e il 19 per cento dei consumi mondiali).