La crisi economica e finanziaria che da qualche mese a questa parte sta duramente colpendo l’Ungheria ha portato a un drastico taglio al ribasso delle stime riguardanti tutti i principali indicatori economici, a partire dalla crescita, relativi ai prossimi anni; nei giorni scorsi il Governo ha ufficialmente chiesto l’aiuto dell’Unione Europea e del Fondo Monetario internazionale per far fronte alla situazione ed evitare le peggiori conseguenze derivanti dal possibile innescarsi di una spirale recessiva.
La crescita dell’Ungheria sembra già essere in gran parte compromessa: le previsioni riguardanti l’andamento del PIL nell’ultima parte del 2011 sono state riviste al ribasso, mentre per il 2012 appare quasi certo che l’economia resterà sostanzialmente ferma.
La situazione che si è venuta a creare è in gran parte il risultato del contagio della crisi che sta colpendo l’eurozona: quella ungherese infatti fa parte di quel gruppo di economie dell’Europa centro – orientale che per molti aspetti, a cominciare da un modello di sviluppo in larga parte fondato sulle esportazioni, dipendono dall’andamento dell’economia nel resto del continente; non bisogna poi dimenticare nel settore bancario ungherese operano molti soggetti legati più o meno strettamente alle più importanti banche europee.
Negli ultimi mesi è andata in particolare peggiorando la situazione della valuta nazionale, il fiorino, che ha intrapreso un processo di svalutazione che lo ha portato a perdere oltre il 16 per cento del proprio valore: ciò ha portato a un’esplosione del costo dei mutui sulla casa, spesso e volentieri contrattati in valuta estera, usando in particolare come riferimento il franco svizzero; altro effetto è stata la crescita vorticosa del debito pubblico nazionale, arrivato a una quota dell’82 per cento del PIL.
Sul mercato dei titoli, i buoni del debito pubblico a dieci anni hanno raggiunto un interesse del nove per cento, mentre quelli a cinque sono giunti alle soglie del 7 per cento.