Alcoa non ha voluto sentire ragioni e si prepara a scontentare moltissimi lavoratori sardi: il colosso americano dell’alluminio è infatti presente nel nostro paese con l’importante stabilimento di Portovesme (frazione di Portoscuso, in provincia di Carbonia-Iglesias), ma sta riservando proprio a questo impianto una procedura di mobilità piuttosto controversa, anche perché non è stata nemmeno accettata la mediazione proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico. La situazione era già tesa da tempo, ma ora si possono immaginare altre complicazioni negative. I dipendenti coinvolti in questo caso sono più di cinquecento, ma si cerca a tutti i costi di mantenere attiva almeno la produzione.
Un ultimo spiraglio potrebbe aprirsi tra dieci giorni, cioè quando lo stesso Sviluppo Economico farà incontrare nuovamente le parti per trovare una soluzione che venga incontro alle esigenze di tutti. Tra l’altro, lo stesso dicastero di Via Veneto ha definito come inspiegabile il rifiuto di Alcoa, visto che a livello europeo è più che aperto il confronto sulla possibile proroga dello sconto energetico per quel che concerne lo stabilimento sardo. La stessa multinazionale di New York si è però limitata a precisare che l’opportunità messa a disposizione è stata apprezzata, ma anche che la mobilità sarà posta in essere nel modo più costruttivo possibile.
Inoltre, l’azienda ha voluto sottolineare gli alti costi relativi all’elettricità, i quali non sono però gli unici motivi per chiudere l’impianto di Portovesme, uno dei più onerosi. L’altro stabilimento di Alcoa in Italia si trova a Fusina, non lontano da Venezia, ma almeno quest’ultimo non dovrebbe subire lo stesso destino. In Spagna, però, si vive una situazione simile, sempre con la giustificazione dei costi energetici elevati e dell’alluminio sceso a livelli molto bassi. I sindacati, in primis la Cgil, hanno parlato di una totale irresponsabilità da parte di Alcoa, la quale non ha voluto tenere in alcun conto le condizioni dei propri dipendenti.