Il downgrade di S&P pone la Germania nella scomoda posizione di salvatore dell’Eurozona. Oramai, sembra essere la sola in grado di impegnare fondi in caso di peggioramento della crisi. La Germania è il grande vincitore uscente di questa nuova revisione generale dei rating da parte dell’agenzia americana Standard & Poor’s. Unico paese della zona euro a conservare la propria preziosa tripla A con outlook stabile, la Repubblica federale si è vista confermare ufficialmente uno status che, di fatto, aveva già da molto tempo, ovvero quello di locomotiva dell’unione economica e monetaria.
Finanziariamente e politicamente, la posizione e il peso della Germania potrebbero migliorare anche in maniera significativa. Il paese sembra ormai detenere la chiave della fiducia nell’area dell’euro. Questo potrebbe riflettersi sull’alleanza Parigi-Berlino e presto farsi sentire nei negoziati sulla riforma dei trattati, la cui conclusione è prevista per il prossimo marzo. Resta ancora da capire se questo potere della Repubblica federale nell’ambito della zona euro è una buona notizia per la stessa Germania, in prima linea in caso di peggioramento della crisi. Nonostante un deficit che è solo l’1% del PIL e la fiducia illimitata dei mercati, Berlino non può fare tutto. L’obiettivo costituzionale di riduzione del disavanzo e il rallentamento della crescita (il PIL è sceso dello 0,25% nel quarto trimestre) è motivo di grande preoccupazione per le autorità tedesche, che non sembrano disposte, per esempio, a rafforzare la EFSF affinchè il Fondo di salvataggio mantenga la sua tripla A.
Finanziariamente, Berlino diventa più che mai un porto sicuro. Era già così, ma gli investitori potrebbero rivelarsi ancor più interessati ad acquistare buoni del Tesoro tedesco. Una corsa che potrebbe ridure ulteriormente il tasso, peraltro già basso, di cui beneficia oggi la Germania.
Il rischio, per Angela Merkel, resta però quello di trovarsi da sola, e l’unica, in grado di rispondere alle emergenze in caso di nuove scosse in eurozona. Questa situazione sarebbe molto difficile e delicata da gestire, perché il Cancelliere si troverebbe a fare i conti con un’opinione pubblica tedesca che non vuole mettere un solo euro in più nei piani di salvatggio europei già approvati.