“Povera Europa. Non purificata ma corrotta dalla sofferenza”, si lamentava una giovane donna sul ponte di una nave da crociera. Nel Film Socialisme, uscito nel 2010, Jean-Luc Godard si interroga sul futuro, riflette sul passato e indaga la decadenza dell’Europa. Trama a parte, alcune delle scene si svolgono su una nave da crociera in viaggio nel Mediterraneo. Proprio la Costa Concordia.
Filiale del numero uno al mondo del settore crocieristico, l’americana Carnival, il gruppo italiano Costa Crociere è leader europeo con quasi 3 milioni di passeggeri l’anno e una flotta di 16 navi. Costa Concordia, naufragata Venerdì in Toscana, di fronte all’isola del Giglio, era un fiore all’occhiello della flotta, con i suoi 17 ponti, le sue quattro piscine, di cui due coperte, i suoi 3.800 passeggeri e i 1.100 membri dell’equipaggio.
Costa ha conosciuto una crescita esponenziale della sua attività negli anni 2000, grazie ad una nuova moda, una nuova passione turistica alimentata da prezzi più bassi e accessibili. Così, il numero di passeggeri trasportati ogni anno sulle navi del gruppo (insieme alle sue controllate tedesche e spagnole) è quasi decuplicato nell’ultimo decennio, passando da 363.000 nel 2000 a 2.890.000 nel 2010.
Allo stesso tempo, il fatturato è quintuplicato, balzando da 572,4 milioni a 2,9 miliardi di euro. Dopo un piano di espansione globale per un importo di 9,6 miliardi di euro, la società dovrebbe lanciare 11 nuove imbarcazioni in tredici anni dalla fine del 2012. Il prossimo colosso della flotta, commissionato la scorsa estate ai cantieri italiani Fincantieri di Marghera, avrà 1.854 cabine in grado di ospitare 4.928 passeggeri e oltre 1.000 membri d’equipaggio, per un costo complessivo di 550 milioni di euro.
Per attirare un pubblico più ampio, l’offerta è stata modernizzata con navi che appaiono come villaggi vacanze per famiglie con centro termale completo, casinò, giochi e attrezzature. I prezzi sono stati ridimensionati attraverso economie di scala rese possibili dalle dimensioni delle imbarcazioni. I percorsi sono stati moltiplicati nel Mediterraneo, la seconda destinazione al mondo dopo i Caraibi, nel Nord Europa, e recentemente in Medio Oriente e in Asia.
Ma intanto il disastro del Giglio costerà molto caro al gruppo Usa con sede a Miami. Mentre il bilancio delle vittime è cresciuto, e l’azione Carnival precipitava Lunedì del 23% nei primi scambi alla Borsa di Londra, la compagnia prevede che l’impatto dell’incidente sarà di almeno 90 milioni di dollari.
Pier Luigi Foschi, a.d. di Costa Crociere, ha precisato che la nave “sarà inutilizzabile per tutto il resto dell’anno, se non oltre”. Pur garantendo nel contempo che la priorità per ora è “la sicurezza dei passeggeri e del personale,” il CEO di Carnival, Micky Arison, ha dovuto fornire dettagli circa le perdite subite dai suoi azionisti. E’ stata così consegnata una prima stima del prezzo della catastrofe: per l’esercizio fiscale che si conclude il 30 Novembre 2012, l’impatto sugli utili 2012 per il mancato utilizzo della nave, dovrebbe ammontare a circa 85-95 milioni di dollari, ovvero 0,11-0,12 dollari per azione. Nelle proiezioni, precedenti il disastro, gli analisti si aspettavano un utile di 2,70 dollari per azione.
Inoltre il Gruppo si aspetta altri costi e un ulteriore impatto sulle attività che al momento non è in grado di determinare. La perdita di entrate causata dal disastro non è stato fatta oggetto di un contratto di assicurazione presso terzi, in quanto il gruppo ha scelto di auto-assicurarsi. La nave naufragata era coperta da un’assicurazione specifica con una franchigia di circa $ 30 milioni. Il gruppo è stato anche coperto per danni a terzi, con una franchigia pari a circa $ 10 milioni “per questo incidente”.
L’affondamento della “Costa Concordia” solleva molte domande e potrebbe danneggiare la reputazione della Costa, influenzando conseguentemente lo sviluppo del settore delle crociere. Le condizioni in cui si è verificato il disastro, ma anche l’apparente cattiva gestione degli eventi da parte dell’equipaggio hanno provocato disordine. La direzione di Costa ha riconosciuto che il capitano della nave non aveva “seguito le procedure” previste in situazioni di emergenza, ritenuto il principale responsabile di quanto accaduto.