Il caso dei bond Parmalat è una ferita ancora aperta e sanguinante, nonostante siano passati dieci anni, ma quando si apprendono determinate notizie, non può che tornare sul volto un accenno di sorriso: il Tribunale di Parma ha infatti emesso una sentenza favorevole nei confronti di due associati della Confconsumatori, i quali potranno beneficiare di un importante diritto al risarcimento, grazie alla preziosa opera dell’associazione appena menzionata. I fatti sono presto detti. I due soggetti coinvolti nel crack dell’azienda di Collecchio avevano provveduto ad acquistare verso la fine del 2002 delle obbligazioni societarie per una cifra totale di 23mila euro. La giurisprudenza recente si sta finalmente spostando nella giusta direzione e il tribunale emiliano non ha potuto che uniformarsi in tal senso.
Volendo essere ancora più precisi, c’è da precisare che gli ultimi dettami prevedono che l’ordine finanziario rimane valido ed efficace e quindi non nullo per un difetto di forma nel momento in cui viene associato a un contratto generale di investimento: si tratta di un documento prezioso e fondamentale, visto che va a regolare la relazione tra l’istituto di credito e il risparmiatore ed è previsto anche dal Testo Unico sulla Finanza. In aggiunta, questo stesso contratto viene stipulato dal cliente in questione e dal legale rappresentante della banca o della compagnia. Ma non è tutto.
Il tribunale in questione ha anche affermato come questo documento non debba essere necessariamente portato in giudizio dalla banca, visto che non si tratta di un elemento rilevante; lo stesso discorso vale anche per la tempistica con cui si presenta il contratto, dato che la nullità per difetto di forma viene solitamente chiesa all’inizio del giudizio. L’acquisto dei due risparmiatori è stato dunque considerato nullo e la banca ha dovuto risarcire l’intero capitale che formava l’investimento, oltre agli interessi e alle spese legali, un buon appiglio per tutti coloro che hanno sopportato le stesse ingiustizie.