Le agenzie di money transfer hanno raggiunto quota 38mila unità nel corso del 2011, un totale che invita subito a una riflessione importante; anzitutto, bisogna precisare che il dato in questione è stato estrapolato dal dossier statistico Caritas-Migrantes, il quale ha messo in evidenza questa crescita, a cui corrisponde però anche un incremento degli allarmi e del rischio di riciclaggio di denaro. In effetti, ben il 50% dei 75mila agenti che svolgono attività finanziaria nel nostro paese è riferibile a queste agenzie, le quali consentono di inviare denaro in nazioni straniere senza essere necessariamente titolari di un conto in banca. Rispetto a un anno prima, le unità in questione sono aumentate di numero (circa quattromila per la precisione), ma le stime sono ancora più sorprendenti se si pensa che in appena otto anni gli stessi money transfer si sono addirittura moltiplicati di diciassette volte.
Si tratta quindi di una gestione delle rimesse verso l’estero ed è proprio la loro presenza a costituire un rischio molto forte; tra l’altro, i volumi d’affari più intensi sono quelli registrati dalle agenzie cinesi (forse si può spiegare in questa maniera il duplice omicidio di qualche tempo fa a Roma, nella zona di Tor Pignattara). Si parla nel dettaglio di oltre due miliardi di euro ogni anno, un importo davvero elevato che può anche essere sfruttato per fini meno nobili, come ad esempio i saldi di alcune merci contraffatte.
Il riciclaggio legato ai money transfer avviene in pratica in due modi distinti, vale a dire mediante la suddivisione degli invii stessi (un modo per raggiungere in ogni caso il limite legale), oppure attribuendo le somme a soggetti diversi. Inoltre, non bisogna dimenticare che il terrorismo riesce spesso a finanziarsi proprio grazie a queste agenzie (Al Qaeda è un caso emblematico), un fatto che la Banca d’Italia conosce perfettamente e che sta tentando di risolvere con nuovi provvedimenti.