La Banca d’Inghilterra ha votato per iniettare altri 50 miliardi di sterline (79,3 miliardi di dollari) nel sistema finanziario come parte dei suoi sforzi volti a sostenere una fragile ripresa dell’economia, ancora a rischio di scivolare in recessione.
La banca centrale ha lasciato il suo tasso di interesse al minimo storico dello 0,5 per cento – livello insolitamente basso cui è ancorata da marzo 2009 – e, come previsto, ha annunciato che avrebbe acquistato ulteriori asset (per 50 miliardi di sterline) – soprattutto titoli di Stato- con il denaro fresco di stampa.
L’iniezione di liquidità sarà una buona notizia per il governo, tornato sotto pressione e a cui viene chiesto di allentare la propria politica di austerità, dopo che l’economia si è contratta alla fine del 2011 e la disoccupazione ha raggiunto il suo massimo in più di 17 anni.
La BoE aveva sorpreso i mercati nel mese di ottobre con la decisione di riavviare il suo programma di acquisto di titoli di stato prima del previsto, comprandone 75 miliardi di sterline nell’arco di quattro mesi, principalmente per fornire una sorta di scudo difensivo e salvaguardare la Gran Bretagna dagli effetti della crisi del debito in zona euro. Il programma complessivo degli acquisti di asset – il famoso quantitative easing – ammonta attualmente a 325 miliardi di sterline
Questo programma, teso a iniettare massicciamente fondi nel sistema, era stato lanciato nel marzo 2009 per aiutare una economia britannica all’epoca in piena recessione. La prima tranche, progressivamente aumentata fino a 200 miliardi di sterline, si esaurì nel gennaio 2010.
Il recupero della Gran Bretagna da una crisi profonda in cui è sprofondata durante la crisi finanziaria 2008-2009, è stato finora debole, e la contrazione dell’economia nell’ultimo trimestre del 2011 ha alimentato i timori di una nuova recessione. Ma recenti indagini hanno messo in luce che, con gran sorpresa, produttori e aziende di servizi hanno iniziato molto bene il nuovo anno. I dati resi noti giovedì hanno mostrato che la produzione industriale ha già recuperato, in dicembre, dal crollo dei mesi precedenti.
Mentre il governo ha le mani legate, impegnato a cancellare l’enorme deficit di bilancio del paese nei prossimi cinque anni, l’onere per rilanciare una barcollante economia è saldamente sulle spalle della banca centrale, anche se i dubbi circa l’impatto del suo allentamento ancora persistono.
Mervyn King, governatore della BoE, aveva detto a metà gennaio che il calo dell’inflazione dava spazio ad un ulteriore stimolo, se ciò fosse stato necessario. Il comitato di politica monetaria (MPC) della Banca d’Inghilterra baserà la sua decisione su una nuova serie di previsioni inflazionistiche, e sarà presentata nella relazione rilasciata la prossima settimana.
L’inflazione è scesa dal picco del 5,2 per cento toccato nel mese di settembre al 4,2 per cento nel mese di dicembre, e politici come David Miles hanno espresso fiducia circa la possibilità che possa scendere al di sotto del target del 2%, fissato dalla BoE, entro la fine dell’anno, come previsto nel mese di novembre.
Nonostante i segni di una ripresa dell’attività nel mese di gennaio, l’economia UK è ancora lungi dall’essere fuori dal tunnel e continua ad affrontare notevoli ostacoli sulla via di una crescita adeguata e sostenibile, ha detto Howard Archer, economista della IHS Global Insight.
I rischi associati alla crisi della zona euro e alle condizioni del credito, ancora particolarmente tese, seguitano a pesare sulle prospettive economiche del Regno Unito. In questo contesto, gli osservatori studieranno attentamente i verbali della riunione dell’MPC, la cui pubblicazione è prevista il 22 febbraio dopo aver esaminato l’ultimo rapporto trimestrale dell’istituto sull’inflazione e sulle prospettive di crescita degli inglesi atteso il 15 febbraio.