Secondo quanto accertato dalla Federcontribuenti, i centri commerciali sono diventati l’unica risorsa per le imprese di piccole dimensioni per fronteggiare la crisi economica: lo sbocco in questione diventa praticamente obbligatorio, tanto che si affidano nella maggior parte dei casi i brand al franchising, visto che ormai i centri storici non rappresentano più lo spazio ideale per incrementare le vendite (queste ultime sono risultate decisamente in calo). La stessa associazione ha parlato di una vera e propria “migrazione” dai nuclei cittadini per affidarsi a questa soluzione alternativa. Il problema principale, però, è rappresentato dal fatto che i costi relativi agli stessi centri commerciali sono piuttosto elevati, fino a un massimo di 650 euro per ogni singolo metro quadro.
Questo vuol dire anche che si sottoscrivono dei contratti poco vantaggiosi e che costringono le aziende a vivere di precariato e senza alcun tipo di tutela come invece prevede il codice civile. Alcuni dati sono davvero eloquenti. Nell’ipotesi in cui si volessero affittare cento metri quadri in un parco commerciale, allora si andrebbero a spendere ben 36mila euro ogni anno, ma questa somma può lievitare addirittura fino a 90mila. In aggiunta, bisogna considerare persino le spese di condominio, le quali vanno a incidere per un salato 30%. In questa maniera, le piccole imprese commerciali non riescono a reggere la concorrenza delle aziende maggiori e i ricavi ne risentono in modo più che pesante.
La Federcontribuenti ha lanciato la denuncia e ora vuol rendere nota questa situazione anche al Parlamento. È prevista infatti una interrogazione al ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, in modo da poter far partire un’indagine accurata che faccia chiarezza: bisognerà quindi capire i comportamenti tenuti dai centri commerciali e la regolarità applicativa dei contratti, il timore è che in tutta questa situazione si nascondano evasioni fiscali e suddivisioni fraudolente dei guadagni da parte dei proprietari degli stessi centri.