Standard & Poor’s ha confermato il rating AA- del debito a lungo termine del Giappone mantenendo tuttavia il suo outlook negativo. Si tratta di una mossa che lascia il primo ministro Yoshihiko Noda sotto pressione affinché provveda a migliorare la precaria situazione fiscale del paese, implementando un robusto e sostenibile consolidamento, e che sottende la minaccia di un prossimo downgrade.
I rating sovrani del Giappone sono supportati dall’ampia posizione del paese verso l’estero in attivo, da un sistema finanziario relativamente forte e da un’economia diversificata, ha reso noto S&P in un comunicato. “Inoltre, lo yen è una fondamentale valuta di riserva internazionale”.Tuttavia, prendendo atto delle notevoli sfide cui si trova di fronte il governo di Noda, S&P ha precisato che la prospettiva permane negativa. L’agenzia cita la litania di problemi che affligge il Giappone, tra cui l’enorme deficit di bilancio e il debito elevato, così come una prolungata deflazione e di una forza lavoro che invecchia e si riduce.
La mossa di S&P giunge proprio mentre il governo è chiamato ad affrontare una dura battaglia per ottenere l’approvazione di una proposta di aumento della tassa nazionale sulle vendite, per coprire l’aumento dei costi della previdenza sociale, connessi all’invecchiamento della popolazione. Il governo sta spingendo per un aumento della tassa dei consumi dal 5% attuale, con una crescita a due stadi, passando all’8% per raggiungere il 10% entro il 2015.
Ma data la disastrosa situazione fiscale del Giappone, anche un raddoppio della tassa lascerà un enorme disavanzo. Il debito lordo è superiore al 200% del prodotto interno lordo annuo (PIL). Il ministero delle Finanze del Giappone ha riconosciuto che anche con una tassa più alta, l’emissione di debito non si contrarrà e potrebbe continuare ad aumentare.
Le preoccupazioni per il peso del debito crescono: l’FMI e la Banca del Giappone (BoJ) sostengono che tali disavanzi non possono continuare indefinitamente. Il Fondo Monetario Internazionale ha reso noto in un rapporto di novembre al gruppo dei 20 paesi industrializzati e in via di sviluppo (G20) che il debito del Giappone “è su un sentiero insostenibile, portando rischi per la stabilità interna e globale”.
Un declassamento potrebbe anche rendere le finanze del governo più precarie. Anche se la proposta del governo di aumentare l’imposta sul consumo potrebbe ridurre il deficit di bilancio, questo provvedimento, attualmente in discussione, non risolverà il problema strutturale del paese, che si muove sullo sfondo di una crescita limitata e di una maggiore spesa sociale.
S&P, che aveva abbassato il rating del Giappone ad AA- nel gennaio 2011 e ad aprile aveva minacciato di nuovo il paese dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo, prevede che i margini di flessibilità finanziaria del Giappone continueranno a serrarsi.
Nel mese di agosto, Moody’s aveva abbassato il rating dell’arcipelago ad Aa3 a causa del massiccio debito aggravato dal terremoto di marzo, in un contesto di instabilità politica che blocca le strategie lungo termine. L’agenzia tuttavia non prevede di declassare di nuovo il giudizio a breve termine. Fitch lascia invece aperta la possibilità di un downgrade del rating del Giappone, attualmente fissato ad “AA”.