Un po’ di conforto per Mario Monti e, probabilmente, un incoraggiamento a proseguire sulla strada tracciata. Secondo le statistiche rilasciate dall’Istat, l’Istituto Italiano di Statistica, l’Italia è riuscita a portare il disavanzo pubblico al 3,9% del PIL lo scorso anno contro il 4,6% nel 2010. Un livello incoraggiante in quanto, dopo tutto, si pone in linea, e persino leggermente al di sopra della previsione ufficiale del governo (3,8%). Nel 2011 il PIL ai prezzi di mercato ha toccato quota 1.580.220 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. Ma la medaglia ha due facce e, secondo i dati Istat, il debito del paese nel 2011 era al suo livello più alto dal 1996: lo scorso anno ha raggiunto il 120,1% del PIL , contro il 118, 7% nel 2010.Al fine di ridurre il deficit del paese, raggiungere gli obiettivi di bilancio e rassicurare i mercati, l’Italia, dal 2010, ha moltiplicato le misure di rigore e adottate numerosi piani di austerità. L’ultimo, approvato nel dicembre 2011, dovrebbe consentire di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013. Ma questa politica di consolidamento ha un prezzo. La terza economia della zona euro è entrata in recessione alla fine del 2011. Sempre secondo le statistiche rilasciate questo Venerdì, la crescita del PIL nel 2011 è stata solo dello 0,4%. Una cifra inferiore allo 0,6% della previsione ufficiale del governo.
Il crollo dell’attività ha subito una ulteriore accelerazione nella seconda metà del 2011: il PIL è sceso dello 0,7% nel quarto trimestre e dello 0,2% del trimestre precedente, secondo le statistiche rilasciate a metà febbraio. Per il 2012, il governo si aspetta un calo del PIL dello 0,4%. Ma le istituzioni internazionali sono molto più pessimiste: Bruxelles prevede una contrazione dell’1,3% mentre il Fondo monetario internazionale (FMI) si aspetta un calo del 2,2%.
Il futuro resta dunque nero? Nessuno lo sa (o ne è pienamente convinto). Certo la prospettiva non è rosea, tenuto conto del fatto che l’austerità riduce meccanicamente la “domanda aggregata” e dovrebbe pesare sulla crescita nel 2012. Ma i responsabili dell’agenzia di rating Standard & Poor’s credono che il paese, declassato di due gradini a ‘BBB+’ con prospettive negative da S&P lo scorso gennaio, potrebbe recuperare e tornare alla categoria ‘A’, cui appartengono i paesi più affidabili. “Il primo passo sarà passare da un outlook negativo a positivo; questo dipenderà dall’evoluzione del debito, dalla crescita e dall’impatto delle riforme messe in atto dal governo” Monti, sostiene Myriam Fernandez de Heredia, responsabile per i rating sovrani di Standard & Poor’s in Europa, Asia e Medio Oriente.