L’Europa sarà finalmente in grado di considerare più serenamente il proprio futuro? Questo è ciò che sperano i 27 partner europei riunitisi a Bruxelles per un summit di due giorni. Non ne se siamo fuori, ma la crisi è a un punto di svolta, ha proclamato il presidente dell’Unione Europea (UE), Herman Van Rompuy.
Quali sono le ragioni per cui sembra oggi possibile parlare di (presunta) tregua? Innanzitutto l’area dell’euro ha aperto la strada al rilascio del secondo piano di salvataggio destinato alla Grecia, e il cui obiettivo è evitare il fallimento del paese. Il pacchetto prevede 130 miliardi di euro di aiuti di pubblici e una cancellazione parziale (fino a 107 miliardi di euro) del debito detenuto dalle banche.
Nel corso di una riunione separata, i ministri delle finanze dell’Eurogruppo hanno accolto con favore gli sforzi della Grecia, dimostratasi capace di soddisfare le condizioni richieste in termini di riforme economiche e interventi in materia di bilancio. Concretamente, Atene ha dato il via libera ad una serie di misure che consentono al paese di condurre la gigantesca operazione di ristrutturazione del debito detenuto dalle banche. Dall’inizio dell’anno lo spettro di un deafult della Grecia ossessiona e inquieta i leader della zona euro: il paese deve ripagare un debito da 14,5 miliardi di euro entro il 20 marzo e non ha i mezzi per farlo da solo. Tuttavia, la decisione dell’effettivo versamento degli aiuti sarà presa più avanti e dipenderà dal successo dell’operazione di riduzione del debito detenuto dai creditori privati, che deve raggiungere una partecipazione minima del 75%.
Sul piano della disciplina fiscale, i leader dell’UE hanno firmato Venerdì il loro nuovo patto, imponendo limiti e nuovi parametri ai bilanci nazionali. Questo nuovo trattato di austerità sarà convertito in legge ed entrerà in vigore entro il 2017. La Corte di giustizia europea vigilerà perché sia pienamente rispettato. Il cancelliere tedesco Angela Merkel non ha nascosto la sua soddisfazione per essere stata in grado di convincere l’Europa a procedere lungo la strada del rigore (imponendo “regole d’oro” sull’equilibrio dei conti pubblici), una conditio sine qua non per l’esercizio della solidarietà finanziaria a favore dei paesi fragili. Si tratta di “un passo molto importante verso una stabilità dell’Unione europea”, che prepara il terreno a “elementi di una Unione politica”.
L’altra parte della risposta alla crisi, i meccanismi di solidarietà, stanno per essere ultimati. Entro la fine del mese, i paesi della zona euro sperano di decidere un aumento delle risorse del proprio firewall, da 500 a 750 miliardi di euro, a condizione che la Germania ritiri le sue ultime riserve. Ciò consentirebbe al Fondo Monetario Internazionale, che si aspetta che gli europei, per primi, diano il buon esempio, di aumentare i propri fondi a 885 miliardi dollari (670 miliardi di euro) al fine di aiutare l’Unione monetaria. In totale, la rete di sicurezza globale potenzialmente disponibile per l’area dell’euro potrebbe ammontare a circa 1.400 miliardi di euro.
Ma tutti proclamano il desiderio e la volontà di non focalizzarsi solamente sulle misure di austerità. Si vogliono cercare nuovi modi per promuovere la crescita, una necessità ancora maggiore in virtù della costante minaccia di una grave recessione e con la disoccupazione a livelli record – ha raggiunto il 10,7% in gennaio nella zona euro. Molti paesi stanno cominciando ad avere seri problemi nel tentativo di mantenere i loro obiettivi di riduzione del deficit.
Sulla ricetta per affrontare i problemi della crescita, i leader della zona euro sono divisi. Dodici paesi, raggruppati intorno ai capi del governo britannico, David Cameron, e italiano, Mario Monti, hanno pubblicato una professione di fede liberale, sostenendo un mercato unico più forte e riforme del mercato del lavoro. Numerose sono le voci di coloro che sostengono che l’Europa sia ormai giunta ad una fase di svolta, nella battaglia contro la crisi del debito, come del resto evidenziato dal forte calo dei tassi di interesse durante le recenti asta della zona euro.
I funzionari europei hanno più o meno proclamato la fine di due anni di fase acuta del problema, e dei timori circa la sopravvivenza della zona euro, anche se la Grecia rimarrà un persistente problema per l’UE. Si sta voltando la pagina del capitolo della crisi finanziaria? Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso parlano di un “cambiamento di prospettiva”. Tutti questi elementi, cui deve essere aggiunta la considerevole iniezione di liquidità da parte della BCE per evitare il crollo del sistema bancario, hanno contribuito ad allentare le tensioni sui mercati. I rendimenti sui titoli di Italia e Spagna, i principali bersagli degli attacchi dello scorso anno, sono scesi sotto il 5%, il livello di agosto 2011. E i mercati azionari europei sono ripartiti. Gli scenari della fine della zona euro così come dell’uscita di un qualsiasi paese dal blocco, avevano depresso il morale dei consumatori europei e preoccupato i mercati, per tutto il 2011. E se la crisi fosse davvero finita? Certo, rimane ancora il grande e delicato problema greco.