L’area dell’euro si sta muovendo nella giusta direzione e la Banca centrale europea (BCE) ha fatto il suo lavoro per contenere la crisi del debito e consentire un ritorno alla crescita, anche se modesto, per il prossimo anno.
Questo, in sostanza, il rassicurante messaggio di Mario Draghi, presidente della Bce, consegnato Giovedì al termine della riunione del consiglio dei governatori. Ma sui toni apparentemente distesi (e forse “troppo” ottimistici), è stato immediatamente posto un insolito accento sui rischi di inflazione, orientati al rialzo. Questo suggerisce che l’accomodante politica monetaria, negli ultimi tempi potrebbe subire una svolta, o almeno non dovrebbe ulteriormente ammorbidirsi.
Se la zona euro sembra aver imboccato la strada giusta, una delle ragioni è il successo “incontestabile”, secondo Mario Draghi, delle due operazioni (LTRO) condotte dalla BCE, che hanno iniettato liquidità nelle banche per un totale di oltre 1.000 miliardi di euro. Ma un altro motivo va ricercato nei “seri sforzi di riforma intrapresi in diversi paesi della zona euro”e nella “governance rafforzata in tutta l’area dell’euro”, ha aggiunto il presidente.
Draghi non ha dubbi, a questo proposito, che il “patto fiscale” stabilito dai 25 paesi dell’UE sia implementato. Ora, “la palla è nel campo dei governi perché proseguano le riforme, e delle banche perché rafforzino i loro bilanci al fine di sostenere la crescita”. Ancora relativamente ottimista lo scorso dicembre, la BCE ha dovuto rivedere i suoi dati al ribasso nella proiezione di marzo.
Il PIL dell’area dell’euro è ora previsto in calo dello 0,1% quest’anno, contro lo 0,3% precedente. Nel 2013 la crescita potrebbe attestarsi all’1,1%, e non più all’1,3%. Ma la BCE, che questo mese ha bandito il termine “esitante” in riferimento alla stabilzzazione percepita dell’economia, auspica che il peggio sia stato evitato.
L’incertezza è maggiore sull’inflazione. L’aumento dei prezzi è ora previsto al 2,4% quest’anno, contro il 2,0% stimato in dicembre. Per il prossimo anno, la BCE prevede un ritorno all’1,6% (1,5% a dicembre), comunque sempre all’interno del suo obiettivo di politica monetaria del 2%.