Mentre la Grecia sta iniziando a respirare in seguito al successo dell’operazione di ristrutturazione del suo debito, un’inchiesta pubblicata da Bloomberg rivela un episodio cruciale del naufragio greco.
Queste rivelazioni sono state rese possibili dalle prime testimonianze pubbliche di due figure chiave della transazione che ha permesso alla Grecia di nascondere la verità sui propri conti pubblici, dissimulando la realtà sull’ampiezza dell’indebitamento del paese: si tratta di Christoforos Sardelis, responsabile della gestione del debito di Atene tra il 1999 e il 2004, e Spyros Papanicolaou, suo successore dal 2005 al 2010.
Fulcro dell’ingranaggio, un accordo di swap concluso dalla Grecia con la banca d’affari Goldman Sachs nel giugno 2001. In quell’anno, i due accettato di scambiare il debito greco a un tasso di cambio fittizio, con l’obiettivo di ridurre il cospicuo e pesante fardello ellenico del 2%. In pratica l’operazione prevedeva lo scambio del debito contratto dalla Grecia in dollari e yen, a fronte di un prestito in euro da Goldman Sachs, a un tasso di cambio storico. Un meccanismo che implica una riduzione del debito. Per rimborsare i 2,8 miliardi di euro presi in prestito dalla banca, la Grecia ha contratto un altro swap.
Una combinazione di prodotti derivati di estrema complessità di cui i funzionari greci, per loro stessa ammissione, non furono in grado di misurare il rischio. Oggi il paese, già pesantemente indebitato, deve alla banca degli Stati Uniti 600 milioni di euro in più (793 milioni di dollari) rispetto ai 2,8 miliardi di euro presi in prestito, che rappresentano il 12% dei 6,35 miliardi di euro di fatturato che Goldman Sachs ha dichiarato per operazioni finanziarie e come parte dei suoi principali investimenti nel 2001. Da allora, il prezzo della transazione, un derivato che mascherava il prestito – e che la Grecia è stata convinta dalla stessa banca a non testare con i concorrenti – è quasi raddoppiato, portandosi a 5,1 miliardi di euro.
Contattato da due giornalisti, Goldman Sachs ha rifiutato di confermare tale importo. “Gli swap sono una delle tecniche utilizzate da molti governi europei per soddisfare i criteri del Trattato di Maastricht”, ha detto Fiona Laffan, un portavoce della banca a Londra.
Al momento della firma lo swap era sembrato utile alla Grecia e, allo stesso tempo, molto redditizia a Goldman Sachs. Due avvenimenti avrebbero però fatto impennare il costo dell’operazione. In primo luogo la caduta del mercato obbligazionario dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 che, a causa della formula imposta da Goldman Sachs, ha gravato sui rimborsi. E poi, la revisione dell’accordo nel 2002, con la scelta di rimborsi indicizzati all’inflazione dell’area dell’euro, che ha fatto espoldere il debito e si è rivelata devastante.