Snam si è affidata a una platea importante di istituti di credito per ripagare in maniera totale il prestito ponte da dodici miliardi di euro che le è stato concesso per il finanziamento del proprio debito: il denaro in questione andrà a beneficio di Eni Spa, la quale è in procinto di cedere la propria quota del 50% nella società in questione, celebre per il suo network attivo nel settore del gas, come è emerso dalle ultime indiscrezioni. Quali sono gli altri dettagli in questo senso? Le banche che sono state appena menzionate sono quattro, le italiane Unicredit e Intesa Sanpaolo, la francese Bnp Paribas e l’americana JPMorgan Chase & Company, dunque una selezione piuttosto accurata.
La vicenda relativa alla scissione tra Eni e Snam, uno dei cardini del programma del governo Monti, entra dunque nel vivo. Volendo essere più precisi, questo pool del credito andrà a coordinare la linea finanziaria, la quale sarà sottoscritta da un sindacato di prestatori, sempre secondo i rumors che stanno giungendo da fonti vicine alla società, ovviamente in forma anonima, dato che i termini della trattativa sono privati. Lo stesso esecutivo avrà il compito di decretare lo scorporo dei business in questione entro la fine del prossimo mese di maggio. Quindi, la tempistica riveste un ruolo importante, perché fondamentale dividere le due aziende prima che il dispositivo e la struttura di questo prestito vengano realmente stabiliti.
La somma di denaro sarà utilizzata per rifinanziare i prestiti dell’Ente Nazionale Idrocarburi alla Società Nazionale Metanodotti nel caso in cui la rete del gas dovesse essere interessata da uno spin-off come anche ceduta a un altro acquirente. Tale ponte sarebbe poi coperto attraverso una opportuna emissione di titoli obbligazionari da parte di Snam ma soltanto dopo aver ottenuto un rating creditizio. I due portavoce dei due gruppi coinvolti, Filippo Cotalini per Eni e la sede di San Donato Milaese per Snam, hanno preferito non commentare nulla.