Il colosso americano JP Morgan ha chiuso la prima parte dell’anno con un utile pari a 5,4 miliardi di dollari. La nuova strategia aziendale, ed il fatto che i tassi di interesse siano lievemente scesi, hanno riacceso la fiducia delle famiglie statunitensi, che con maggiore facilità riescono ad avere accesso al credito, potendo riprendere ad effettuare acquisti anche di elevato valore. Un discreto miglioramento del comparto occupazionale accresce inoltre le speranze di una ripresa economica generalizzata.
Tornando a JP Morgan, l’utile si è rivelato ben superiore alle precedenti previsioni, e le azioni sono lievitate da un iniziale profitto di $1,28 a ben $1,31; notizie più che positive per il CEO Jamie Dimon, che è riuscito a sfondare il settore dei mutui con un +2 miliardi rispetto all’anno precedente, grazie anche alla scelta – da parte di una folta platea di famiglie, di procedere a operazioni di rifinanziamento.
I profitti hanno comunque registrato un calo su base annua, passando a quota $5,38 miliardi rispetto ai $5,56 dello stesso periodo dello scorso anno; nelle ore successive all’annuncio, ad ogni modo, i mercati finanziari sembrano aver risposto positivamente, con le quotazioni del titolo che salgono comunque in pre-mercato dell’1,89%, forte di un giro d’affari della banca in aumento del 6% a $26,7 miliardi.
Risultati positivi anche per Wells Fargo, che nel corso del primo trimestre ha siglato utili in aumento del 13% a 4,02 miliardi di dollari, a fronte di 3,57 miliardi di dollari conseguiti nello stesso periodo dell’anno precedente. L’utile per azione si è assestato a quota 75 centesimi, superiore alle attese degli analisti che avevano previsto un risultato di 73 centesimi per azione. Superata altresì la previsione per quanto concerne i ricavi, giunti a quota 21,6 miliardi di dollari contro i 20,4 miliardi di dollari attesi dai mercati finanziari.
In flessione il margine di interesse sui prestiti, ora pari a 3,91 punti percentuali contro i precedenti 4,05 punti percentuali.
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