Goldman Sachs ha chiuso lo scorso anno con utile netto pari a 4 miliardi di sterline, a fronte dei quali sono stati versati 4 milioni di tasse. Una proporzione irrisoria rispetto alla redditività generata dai business di Goldman Sachs, che tuttavia cela una situazione perfettamente legittima e regolare, visto e considerato che alcune norme dell’ordinamento fiscale inglese permetterebbero alla filiale britannica della banca d’affari di poter differire oltre il 99% dell’imposta dovuta. Una evoluzione criticatissima dai labour, che l’hanno definita “moralmente ed eticamente sbagliata”.
Ma andiamo con ordine: Goldman Sachs International gestisce alcuni uffici a Londra dove lavorano quasi 6 mila persone. Nel 2011, per l’utile maturato in territorio di Sua Maestà, la banca dovrebbe pagare più di 420 milioni di sterline di imposte. Tuttavia, ha scelto di rinviare oltre il 99% dgli utili (418 milioni di sterline) al prossimo futuro, sfruttando una disposizione sancita dall’ordinamento fiscale britannico.
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Un colpo non certo privo di risvolti per le casse statali, considerato che priva di oltre 400 milioni di sterline nel brevissimo termine un bilancio pubblico già messo a durissima prova dal dover affrontare il temuto double dip, cioè un ritorno alla recessione dopo una parvenza di uscita dal trend di flessione della produzione interna lorda per più di due trimestri consecutivi.
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Tornando a Goldman Sachs, ricordiamo altresì come nel 2010 la divisione londinese del big di Wall Street abbia pagato circa 335 milioni di sterline di tasse. Nel 2011 le entrate sono diminuite di quasi 31 punti percentuali, passando a quota 3 miliardi e 190 milioni di sterline, a causa delle difficoltà dell’area euro. I profitti, tuttavia sono cresciuti. Una situazione che ha permesso alla banca d’affari di sfruttare un’apertura del fisco inglese che consente di posticipare il pagamento delle tasse, che avverrà nel prossimo futuro.