Credit Agricole, uno dei principali istituti di credito francesi, ha concluso i primi tre mesi dell’anno con un forte calo dell’utile netto, passato da un miliardo di euro dello stesso periodo dello scorso anno, all’attuale soglia di 250 milioni di uero. A pesare sull’andamento della rettività societaria sarebbero state le svalutazioni legate alla crisi che ha colpito l’eurozona (e in particolar modo la Grecia) e le minusvalenze sulle cessioni effettuate nel periodo considerato.
L’impressione complessiva è che Credit Agricole abbia vissuto un primo trimestre di purgatorio, e probabilmente si appresti a viverne almeno un altro: una scelta, quella di “purificare” la società da asset non proprio brillanti, che potrebbe consentire alla banca francese di potersi porre in diverso e rinnovato modo agli occhi degli investitori e degli analisti, una volta che i bilanci saranno ripuliti da svalutazioni e cessioni.
Nello stesso periodo, la banca rende noto di aver provveduto a dar seguito a maggiori accantonamenti per circa 280 milioni di euro, per la filiale italiana della Agos, società di credito al consumo. La motivazione andrebbe ricercata nella crescita dei crediti deteriorati, che hanno oramai toccato quota 23,8 miliardi di euro, pari al 4,7% degli impieghi lordi, contro il 4,4% dello stesso periodo dell’anno precedente.
► CREDIT AGRICOLE IN PROFONDO ROSSO
E l’Italia? “In un contesto sempre difficile” – ha dichiarato la banca francese – “Cariparma (controllata del gruppo, ndr) mostra una buona resistenza della sua redditività operativa nel primo trimestre 2012 rispetto al quarto trimestre 2011”. Raccolta diretta in incremento in tutti i segmenti (+ 16% su base annua e + 3% su base trimestrale), con impieghi invariati (- 0,6%). Complessivamente, il contributo di Cariparma (che ha già confermato, per il 2012, un piano di riduzione dei costi) alla causa del gruppo oscilla intorno a 31 milioni di euro, con un calo di 26,2 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2011.