Il settore manifatturiero del nostro paese non riesce proprio a riprendersi dalla sua situazione critica: ormai sono ben dieci mesi consecutivi che il comparto in questione è protagonista di contrazioni su contrazioni, come successo appunto a maggio, il mese che si è concluso proprio ieri. In realtà, se proprio si vuole essere precisi, bisogna sottolineare come in questi ultimi trentuno giorni il dato ha fatto registrare un interessante recupero rispetto a quanto rilevato ad aprile, ma la soglia psicologica, cinquanta punti, è ancora troppo lontana. Tutte queste stime sono state estrapolate dall’ultima indagine compiuta da Markit, compagnia che si occupa di servizi relativi all’informazione finanziaria, e da Adaci (Associazione Italiana di Management degli Approvvigionamenti).
Le principali voci sono risultate contratte, nonostante i nuovi ordini. A farla da padrona, poi, ci hanno pensato anche i prezzi pagati, piuttosto deboli anch’essi, una chiara testimonianza della domanda che non riesce a risollevarsi. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che ad aprile il valore in questione era pari a 43,8 punti, uno dei livelli più bassi degli ultimi sei mesi, anche se le previsioni principali si erano attestate a quota 43,5 (l’intervallo massimo possibile non superava i 44,2 punti). A maggio, invece, l’indice è salito leggermente verso l’alto, ma di un solo punto ed è quindi fermo a 44,8.
Il leggero rialzo appena descritto è stato provocato, in particolare, dalle correzioni operate a livello di produzione e di occupazione, ma i nuovi ordini del comparto si sono deteriorati in maniera ulteriore, un fattore che ha senz’altro inciso. Intanto, l’andamento dei prezzi di acquisto è stato protagonista di un rallentamento, con la recessione sulla catena di distribuzione che produce e continuerà a produrre i propri effetti. D’altronde, anche il manifatturiero dell’eurozona sta deludendo e non poco, visto che gli ultimi dati hanno evidenziato il livello più basso degli ultimi tre anni, 45 punti.