Lo scorso mese di aprile non è certo stato uno dei più incoraggianti per quel che riguarda le cosiddette sofferenze bancarie: in effetti, secondo quanto stimato nel corso della giornata di ieri dalla Cgia di Mestre, le aziende hanno fatto registrare un dato negativo per ben ottantadue miliardi di euro. Il numero in questione deve essere comunque contestualizzato. All’inizio dello scorso anno si cominciarono ad avvertire i primi effetti della speculazione finanziaria e proprio da quel momento le insolvenze di tale tipo sono aumentate di quasi dodici punti percentuali. Secondo la confederazione veneta, inoltre, gli impieghi si sono ridotti come conseguenza di tutto questo.
Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che i prestiti sono calati dell’1,7% rispetto a giugno del 2011, nonostante aprile abbia fatto segnare una tiepida inversione di tendenza. Come ha sottolineato Giuseppe Bortolussi, numero uno della Cgia mestrina, l’impennata delle sofferenze bancarie vuol dire semplicemente che le imprese si trovano in uno stato di profonda crisi. D’altronde, non ci si poteva attendere nulla di meglio, dato che la crisi economica tarda ad attenuarsi e la mancanza di liquidità continua a farla da padrona. In aggiunta, nell’ultimo quadriennio ci vogliono addirittura più tempi per il pagamento nei rapporti commerciali tra le aziende stesse e tra le imprese e la pubblica amministrazione.
Lo stesso Bortolussi si è rivolto al governo e al presidente del Consiglio Mario Monti, ricordando come sia urgente recepire la direttiva europea che regola i ritardi dei pagamenti, dato che l’atteggiamento tipico del nostro paese ha finora gettato sul lastrico troppi imprenditori di piccole dimensioni. Non sono mancate nemmeno le segnalazioni di operazioni di riciclaggio fin troppo sospette, con un impressionante incremento di oltre 243 punti percentuali dal momento in cui è scoppiata la crisi finanziaria fino a dicembre del 2011: i casi più frequenti sono stati quelli di Roma, Milano e Napoli, seguite a ruota da Torino e Bologna.