Non c’è pace per le finanze del Vaticano: il bilancio della Santa Sede è tornato inesorabilmente in rosso, tanto che il consolidato dello scorso anno ha fatto registrare un passivo di quasi quindici milioni di euro, una situazione ben diversa dal 2010, quando si riuscì a “conquistare” un utile di dieci milioni. Ad accompagnare idealmente questa situazione economica poco idilliaca ci pensano le difficoltà dello Ior (Istituto per le Opere di Religione), già alle prese con scandali interni e ora costretto anche a tagliare quello che viene conosciuto come “obolo di San Pietro”. Tale dividendo, vale a dire il gettito garantito dai fedeli e usato per finanziare missioni e altre opere di carità, è sceso da cinquantacinque a quarantanove milioni di euro nel giro di appena due anni, ma ci sono dei motivi ben precisi alla base di tutto questo.
Anzitutto, c’è da specificare come le spese più significative e impegnative siano state quelle del personale. Tutti i conti sono stati analizzati nel dettaglio dal Consiglio dei Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici, con Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, a presiedere. Molto importante è stata anche la collaborazione di Maurizio Prato, revisore internazionale che ha accertato questa contrazione dei conti: il personale era inferiore alle tremila unità alla fine del 2011 (2.832 per la precisione), ma parecchie spese sono state sostenute anche in relazione alle comunicazioni sociali.
Il nervosismo dei mercati globali ha fatto il resto. Il rosso di bilancio per il Vaticano ammonta a circa diciotto milioni. Qualche sorriso lo si è strappato grazie al Governatorato in utile, ma anche il contributo offerto dai Musei Vaticani non è stato da meno, con i ricavi che sono saliti da 82,4 a 91,3 milioni di euro nel giro di un anno. La situazione economica dello Ior al consiglio dei cardinali è stata presentata da Paolo Cipriani, direttore generale dell’istituto.