Sulla scia della deludente performance post-IPO di Facebook, una delle domande che vien da porsi è se non si stato definitivamente inferto un colpo mortale al mercato delle IPO delle aziende high tech.
Con poche eccezioni, come LinkedIn, le azioni di molte società tecnologiche hanno fallito dopo aver iniziato la loro avventura pubblica ed essere sbarcata in Borsa. Alcuni esempi includono Groupon e Zynga, cui è stata fatta un sacco di pubblicità, sino a sfiorare la montatura giornalistica, ma che sono crollati subito dopo le rispettive IPO.
Questo non vuole suggerire che tutte le offerte al pubblico del settore high tech siano ora condannate, ma accende sicuramente i riflettori su tre aspetti: 1. L’entusiasmo per il settore high-tech, in particolare per il panorama start-up, è palpabile. Questo spiega perché c’è stata una raffica di IPO di quest’anno. Quando gli investitori si entusiasmano e mostrano particolare interesse per uno specifico settore, l’offerta si muove conseguentemente per soddisfare la domanda mentre alcune aziende e società du investimento riconoscono l’opportunità di fare soldi.
2. Il mercato dell’high-tech è una bestia volubile e imprevedibile. Un giorno sei alle stelle, quello dopo, la scena è completamente diversa in quanto i consumatori spostano la loro attenzione e nuovi rivali emergono sulla scena. Ciò rende difficile raggiungere qualsiasi tipo di coerenza economica, che non è certo lo scenario ideale per gli investitori.
3. Essere una società quotata in borsa significa entrare in un mondo diverso per le aziende high-tech. Le aspettative sono più alte e c’è maggior controllo delle operazioni e delle decisioni strategiche. Questo, combinato con la volatilità del mercato, produce risultati che possono essere decisamente altalenanti e mutevoli, suscettibili di reagire ad una varietà di fattori. E questo non contribuisce a delineare un paesaggio stabile per gli investitori.
Sulla scia del debutto di Facebook a Wall Street, molti nella Silicon Valley contavano su alcune aziende ritenute in grado di poter sollevare il settore della tecnologia dalla sua stasi. Quella speranza è destinata a dissolversi velocemente.
Mentre la situazione europea continua a trascinare i mercati azionari statunitensi, alcuni dirigenti di venture capitalist e start-up temono che il gelo post-Facebook possa protrarsi fino alla fine dell’anno, lasciando solo le aziende più forti in grado di quotarsi in borsa. “Non stiamo parlando nemmeno di una manciata di aziende. Stiamo parlando di una o due”, ha affermato Dale Fuller, chief executive di MokaFive, azienda produttrice di software”.
Tra le società pronte a sbarcare in borsa la prossima settimana ci sono La Fender Musical Instrument, celebre nel mondo per i suoi strumenti musicali e che punta a raccogliere circa 160,7 milioni di dollari, vendendo 7,14 milioni di titoli; il sito di viaggi Kayak Software Corp., che prevede di raggiungere quota 87,5 milioni dollari; Palo Alto Networks Inc., che spera di recuperare 229, 4 milioni di dollari; Five Below Inc. che fissa l’obiettivo a $ 134.400.000, e l’azienda biotech Durata Therapeutics Inc., che potrebbe raccogliere fino a 81,9 milioni dollari..
Ma anche se tali società riuscissero a quotarsi in modo spettacolare, è probabile che ci vorrà molto di più per far ripartire il mercato delle IPO. E anche prima del debutto deludente di Facebook, il 2012 non sembrava promettere nulla di buono. Da gennaio, 71 società statunitensi sono state quotate, rispetto alle 85 durante la prima metà del 2011. Ed escludendo i 16 miliardi di dollari raccolti da Facebook, le IPO di quest’anno nel complesso hanno raccolto meno della metà di quelle 85 società.
Il mercato delle IPO rimarrà piatto o addirittura potrebbe registrare un declino negli ultimi sei mesi dell’anno. La debolezza finanziaria in tutto il mondo, così come l’incertezza sulle elezioni presidenziali americane, sono identificati come i principali motivi.
Gli analisti dicono che l’ombra della debacle di Facebook continuerà ad oscurare la voglia di nuove emissioni azionarie e che le cinque IPO previste non rappresentano una rinascita del mercato delle offerte pubbliche. Inoltre nessuna di queste società è all’altezza dell’offerta da 16 miliardi di dollari di Facebook, o può vantare lo stesso appeal tra gli investitori. La vera prova sarebbe se ci fosse un’altra IPO jumbo come Facebook.Le azioni del gruppo di Zuckenberg sono crollate del 27 per cento nelle prime due settimane sul mercato e continuano ad essere scambiate al di sotto del prezzo della IPO. Dopo il flop di Facebook, nessun’altra azienda ha lanciato una IPO per cinque settimane.