Nella sede di Agos Ducato risuona minacciosa l’inquietante musica di “Profondo Rosso”: ironie a parte, il gruppo, celebre per i suoi prestiti e finanziamenti, ha chiuso lo scorso anno con una perdita piuttosto evidente, vale a dire 120 milioni di euro. Che cosa sta accadendo a questa società? Di primo impatto, verrebbe spontaneo giustificare la débacle con il deterioramento dei crediti, ma bisogna esaminare più a fondo questa situazione.
Anzitutto, bisogna ricordare che la fase congiunturale che stiamo vivendo attualmente è caratterizzata da una forte incertezza, dunque è “normale” che un settore come quello del credito al consumo sia uno dei primi a entrare in sofferenza. Il valore finanziario di Agos Ducato è sceso di 2,2 punti percentuali nel corso del 2011, tanto che i volumi di molti comparti si sono ridimensionati in maniera evidente. Il gruppo in questione, il quale è controllato con una quota del 61% dai francesi di Crédit Agricole, non è riuscito a bissare l’ottimo esercizio del 2010, quando l’utile netto sfiorò i 150 milioni di euro.
Una delle principali influenze negative in questo senso è stata quella dei volumi di produzione, con oltre il 10% in meno, diversamente dal margine di interesse, salito di tredici milioni. Le commissioni nette, invece, sono state costrette ad attestarsi a quota 180 milioni di euro. I timori più fondati, però, sono quelli relativi alle rettifiche di valore nette per deterioramento, aumentate addirittura del doppio nel giro di un anno. La recessione economica ha influito in modo decisivo, tanto che le attività deteriorate hanno necessitato di livelli di copertura maggiori. Tra l’altro, non si deve dimenticare che da qualche mese una ispezione della Banca d’Italia ha accertato la necessità di un coefficiente patrimoniale pari a sette punti percentuali, un obiettivo da raggiungere con misure straordinarie, non sufficienti comunque a dissipare i dubbi sul futuro e a far pensare concretamente a qualsiasi tipo di miglioramento.