È passato ormai un mese da quanto la cosiddetta “riforma Fornero” è diventata legge: il mercato del lavoro, però, non sembra essersene accorto, tanto che progressi occupazionali non ci sono stati, anzi sono perfino diminuiti i contratti a progetto, senza dimenticare la mancata conferma di quelli a chiamata. Che cosa sta accadendo di preciso? I dati sono stati accertati dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, la quale ha voluto vederci chiaro da questo punto di vista, prendendo in esame un campione importante di studi professionali.
Ebbene, le novità della riforma del lavoro non sono state recepite o non si crede in esse, tanto che si investe davvero molto poco in occupazione. In particolare, la quasi totalità delle aziende di piccole dimensioni (il 93% per la precisione) ha deciso di bloccare la partenza dei contratti a progetto, preferendo di gran lunga altre soluzioni. Questa prima fase può essere magari troppo precoce per assistere a qualche cambiamento positivo, ma è pur vero che un atteggiamento comune nei confronti dei criteri applicativi di questa legge è quello in cui domina la diffidenza, con quasi un terzo del campione che ha affermato come le innovazioni non abbiano apportato alcun beneficio.
Un altro aspetto su cui la Fondazione si è concentrata è quello dell’obbligo di comunicazione dei lavoratori cosiddetti “intermittenti”. In pratica, le aziende non hanno ancora a disposizione degli strumenti adeguati per provvedere a tutto questo, ma non mancano le difficoltà per quel che riguarda l’ambito amministrativo. Gli ostacoli sono numerosi e si possono menzionare anche le dimissioni in bianco (diversi problemi di tipo applicativo) e la burocrazia (il 36% del campione ha sostenuto di averci avuto a che fare). In conclusione, non si può dare un giudizio buono in termini di flessibilità: magari il tempo aiuterà questa riforma a ingranare meglio, ma per il momento si stanno creando soltanto rigidità eccessive.