Quattro anni decisivi per quel che riguarda il mercato immobiliare italiano: il riferimento non può che andare al periodo temporale compreso tra il 2008 e quest’anno, vale a dire quello in cui i prezzi delle abitazioni sono scesi di oltre dieci punti percentuali (il 10,4% per la precisione, il 16,2% se si considerano i termini reali), ma non è detto che questa discesa sia finita. In effetti, secondo quanto stimato da uno studio del Centro Studi di Confindustria, il rapporto che esiste tra i prezzi e il reddito disponibile (ottimo indicatore di spesa per quel che riguarda le famiglie italiane) è risultato più alto rispetto alla media del lungo termine, un valore che viene stimato da ben quarantadue anni.
Nonostante questa estate non sia stata proprio brillante per il comparto, visto soprattutto il calo delle compravendite immobiliari del mare, la bolla nostrana non è assolutamente vicina al suo scoppio, mentre in Francia e in Spagna si segnalano dei numeri ancora più alti rispetto a quelli appena descritti. Uno scenario simile non è certo incoraggiante e questo per motivi ben precisi. Gli italiani scelgono sempre più, ad esempio, la casa vacanza, ma nel nostro paese il reddito disponibile per ogni singolo e potenziale acquirente ha bloccato la sua crescita nel momento in cui imperversava la recessione economica.
Le previsioni sono presto dette: in pratica, il calcolo di Confindustria parla chiaramente di un ulteriore calo di sette punti percentuali entro la fine del prossimo anno. L’unione degli industriali è dunque convinta che il quadro congiunturale del mercato immobiliare sia destinato a peggiorare; i rendimenti erano stabili lo scorso mese di dicembre, ma il vero e proprio crollo interessa le transazioni, con quasi venti punti percentuali in meno per quel che riguarda le compravendite registrate e altri 6,6 punti che sono stati persi in termini di quota di agenzie che sono riuscite a vendere le abitazioni.