Arca Sgr, un punto di riferimento per il risparmio gestito del nostro paese e quasi trent’anni di storia: anche per la società milanese, però, è giunto il momento di cambiare il proprio assetto azionario e la governance, tanto che settembre può a ragione essere considerato il mese del cambiamento. In effetti, l’obiettivo è quello di rilanciare nel modo migliore possibile l’immagine, puntando sulle performance eccellenti, sui prodotti innovativi e sui processi efficienti. Come si può ottenere tutto questo?
Come è noto, Arca beneficia dell’apporto di dodici banche popolari, ma anche di altri istituti di credito e di società di intermediazione mobiliare (meglio note con l’acronimo Sim). Ora, inoltre, si potrà fare affidamento su una piattaforma nuova di zecca che consentirà alle stesse banche popolari di mettere a disposizione prodotti e strumenti in linea con le migliori pratiche europee proprio per quel che riguarda il risparmio gestito. D’altronde, che qualcosa di importante bollisse in pentola lo si era capito già sette mesi fa; a febbraio, infatti, Arca aveva provveduto a rinnovare il proprio statuto mediante una apposita assemblea straordinaria, riducendo fino al 20% la soglia massima relativa alla partecipazione azionaria di ogni singolo socio. Ma le innovazioni del nuovo statuto sono state anche altre.
In particolare, bisogna sottolineare il recesso di Ubi Banca, gruppo che vantava la detenzione di una quota pari al 26,71%. In aggiunta, la quota del Banco Popolare è scesa di parecchio, più precisamente dal 28,28 al 19,9%, come anche per la Banca Popolare dell’Emilia Romagna (dal 20,18 al 19,9% per la precisione). Due quote che sono salite, al contrario, sono quelle del gruppo Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza, senza dimenticare la Banca Popolare di Sondrio. Perfino alcuni dei soci minori sono riusciti a scalare qualche posizione nell’ambito delle partecipazioni, un modo per rendere ancora più concreta l’indipendenza della società lombarda e per agevolare la leadership in ambito previdenziale.