Glencore abbandona l’impianto di Portovesme di proprietà della Alcoa. La società svizzera ha infatti compiuto un rapido passo indietro, affermando, in sintesi, che l’energia sarebbe troppo cara rispetto alle alternative. Pronto è stato il riscontro da parte del ministro Passera, che ha affermato che Glencore era solo una delle aziende interessate e che ne “verranno trovate altre”, e da parte del presidente della Regione Ugo Cappellacci, che si è detto pronto a supportare ancora una risoluzione della controversa vicenda.
Meno una. La Glencore rinuncia e si assottigliano le speranze dei lavoratori dell’Alcoa (società qui in rosso ma ottimista) di trovare presto un acquirente per la fabbrica di Portovesme che produce alluminio primario, già in fase di fermata. E’ sfumata, infatti, la trattativa con la multinazionale svizzera, che già controlla la vicina Portovesme srl, che ha inviato una lettera di rinuncia al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e al governatore sardo Ugo Cappellacci.
“Una rinuncia legata al costo dell’energia elettrica” – affermava poche ore fa il quotidiano L’Unione Sarda – “Nei giorni scorsi la Glencore aveva posto al Governo una condizione imprescindibile per l’apertura di una trattativa per l’acquisizione dello stabilimento sardo: il costo dell’energia per i prossimi 10 anni non avrebbe dovuto superare i 25 euro/Mwh, richieste ritenute non compatibili dal Mise, perché non in linea con il prezzo medio dell’energia in Europa e con le attuali norme comunitarie in materia”.
Il manager della compagnia Daniel Goldberg è d’altronde stato piuttosto chiaro: “Vi confermiamo che allo stato attuale e in questa situazione non siamo interessati a proseguire il discorso anche in ragione del fatto che l’attuale gestore dell’impianto, alle stesse condizioni, accumula perdite rilevanti che hanno portato alla decisione di chiudere lo stabilimento”.
Fa eco l’amministratore delegato della Portovesme srl, Carlo Lolliri: “La Glencore qualora fossero possibili soluzioni alternative atte a creare condizioni certe ed economicamente sostenibili è a disposizione per un confronto”.