Una sentenza molto importante per tantissimi risparmiatori: la Corte di Cassazione ha dato finalmente una svolta a quello che si può senza mezzi termini definire uno scandalo finanziario, vale a dire quello che ha coinvolto mezzo milione di famiglie, provocando la distruzione di ben quindici miliardi di euro in risparmi. Il riferimento non può che andare a vicende dolorose legate agli investimenti, come ad esempio quelle relative ai bond Parmalat, Cirio, allo stato dell’Argentina e Giacomelli, tutte situazioni in cui la maggior parte delle persone coinvolte non erano investitori professionali.
Il ricorso in questione, inoltre, è stato presentato dai legali di Assobond, associazione che si occupa di tutelare i risparmi. Come hanno stabilito i giudici di Piazza Cavour, l’unica colpa di cui sono resi protagonisti i risparmiatori in questione è stata quella di essersi affidati a banche che non li hanno trattati nella maniera giusta: i rischi degli investimenti in tali obbligazioni erano molto alti, di conseguenza gli istituti di credito avevano un obbligo di informazione ben preciso da questo punto di vista, ma purtroppo tutto ciò non è avvenuto. La sentenza degli “ermellini” che ha posto la parola fine a tutte le faccende a cui si sta facendo riferimento è la numero 18038.
In pratica, si è entrati nel merito della valutazione da parte delle banche della propensione al rischio dell’investitore. L’orientamento della pronuncia sarà fondamentale anche per quelle future, visto che si è precisato come ogni banca abbia l’obbligo di fornire le necessarie informazioni sui rischi collegati agli investimenti finanziari. La Cassazione, inoltre, ha sottolineato come la giustificazione non possa reggersi soltanto sulla poca chiarezza del rischio di default, visto che molti istituti hanno cercato di discolparsi parlando di vendite regolari. Assobond ha invitato i risparmiatori interessati a contattare la stessa associazione per ottenere consulti e pareri legali del tutto gratuiti per quel che riguarda i casi che si sono appena descritti.