L’associazione dei consumatori Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi) si è rivolta a due Procure della Repubblica, vale a dire quella di Milano e quella di Bergamo: il motivo è presto detto, dato che si è denunciata la condotta fin troppo disinvolta e censurabile di alcuni manager del gruppo Ubi Banca. La richiesta è quindi quella di accertare quanto successo, cercando di capire se la responsabilità amministrativa sia stata violata o meno e se vi siano stati degli illeciti, in modo da aggiungere anche la responsabilità penale. In effetti, questi soggetti ricoprono dei ruoli importanti all’interno dell’istituto di credito bergamasco, ma ciò che ha fatto insospettire sono le loro condotte.
In pratica, si tratta di operazioni di acquisto di beni sociali a prezzi decisamente favorevoli rispetto a quelli di mercati, oltre all’acquisto di imbarcazioni, aeromobili e altri beni immobili poi ceduti a Ubi stessa a tariffe stracciate. Tutto questo non è tollerabile, visto che la banca lombarda vive un momento difficilissimo ed è strano che un bilancio così dissestato consenta di essere tanto disinvolti dal punto di vista economico.
In particolare, sono in crisi anche due società collegate alla compagnia principale, vale a dire la Ubi Factor e la Ubi Leasing, alle prese con troppi crediti in sofferenza e protagoniste di operazioni maldestre e rischiose. Se poi si aggiunge che il gruppo è coinvolto anche in fallimenti che hanno avuto una grande risonanza negli ultimi tempi (in primis il crack Burani e quello dell’Ospedale San Raffaele), allora il quadro è davvero completo. Le persone coinvolte sono 331, sia amministratori che sindaci, in grado di guadagnare nel loro complesso ben ventidue milioni di euro (circa 66mila euro a testa per la precisione), con una media fin troppo superiore rispetto a quella del sistema creditizio del nostro paese. Si attendono lumi, alla luce dei riflessi negativi che hanno subito risparmiatori e piccoli azionisti.