Dopo la liquidazione coatta amministrativa, per il Credito Cooperativo Fiorentino è giunto anche il triste momento della dichiarazione dello stato di insolvenza: l’istituto di credito toscano, il quale è stato guidato per più di due decenni da Denis Verdini, coordinatore del Popolo della Libertà, subisce dunque un altro duro colpo. La precedente procedura concorsuale si riferisce allo scorso 27 marzo, ora, a distanza di otto mesi il Tribunale di Firenze non ha potuto che decretare l’impossibilità di onorare le obbligazioni che sono state pattuite. Come è stato precisato da diversi mezzi di stampa, lo stesso Credito Cooperativo è finito tramite una apposita cessione nelle mani di Chianti Banca.
La storia del gruppo è cambiata con l’indagine che ha visto coinvolte ben cinquantaquattro persone, tra cui il già citato Verdini e un altro senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri. Le ipotesi di reato che sono state avanzate includono l’associazione a delinquere e l’appropriazione indebita. Con lo stato di insolvenza, inoltre, la Procura di Firenze può anche procedere con le indagini sull’ipotesi di bancarotta. La banca esisteva addirittura dal lontano 1909, ma oltre un secolo fa si chiamava Cassa Rurale ed Artigiana di Campi Bisenzio, con la prima sede fissata presso una canonica. La crescita è stata poi progressiva e costante nel corso degli anni, tanto è vero che nel 1993 venne aperta la prima filiale esterna al comune toscano di Campi Bisenzio, vale a dire quella di Calenzano.
La presidenza venne assunta all’inizio degli anni Novanta proprio da Denis Verdini. Tutto è poi cambiato nel 2010, quando la Banca d’Italia ha suggerito l’amministrazione straordinaria al Tesoro a causa di irregolarità molto gravi per quel che riguarda l’amministrazione, oltre al mancato rispetto della normativa. Lo scorso anno, poi, sono state chiuse le partite debitorie (circa quindici milioni di euro per la precisione), con una tranche saldata direttamente da un soggetto terzo, il manager Antonio Angelucci.