L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) non fa sconti: la Fonti di Vinadio Spa, compagnia piemontese celebre per la produzione dell’acqua minerale Sant’Anna, è stata condannata al pagamento di una sanzione pari a trentamila euro proprio a causa del suo prodotto di punta. In particolare, l’authority ha riscontrato una serie di messaggi pubblicitari ingannevoli per quel che concerne le bottiglie denominate Bio Bottle. La segnalazione da parte dell’associazione Avvocati dei Consumatori Sicilia e Mineracqua ha consentito di far partire l’indagine, fino ad arrivare alla soluzione finale che si è appena descritta.
In pratica, la società di Vinadio (provincia di Cuneo) ha diffuso con le proprie etichette da mezzo litro e da un litro e mezzo, ma anche mediante il web, un messaggio pubblicitario utile per promuovere l’impegno in termini di riduzione delle emissioni di gas inquinanti in atmosfera. Il merito sarebbe stato dovuto proprio a tale bottiglia, realizzata attraverso la bioplastica e non il consueto Pet (polietilene tereftalato). Quello che non ha convinto sono state le affermazioni: in effetti, la Fonti di Vinadio ha enfatizzato l’utilizzo delle risorse sostenibile e la produzione ecologica per la lotta all’effetto serra, mettendo in luce come 650 milioni di bottiglie simili fossero in grado di risparmiare quasi 177mila barili di petrolio, al fine di riscaldare una intera città.
Dunque, si è cercato di far capire ai consumatori che quell’acquisto sarebbe stato fondamentale per l’ambiente, esercitando una certa pressione sul loro acquisto finale. In realtà, l’impegno “green” della società non era proprio di tale portata. Il green marketing viene sfruttato a man bassa dalle aziende per incrementare i volumi di vendita, ma gli stessi consumatori devono prestare molta attenzione: i claim ambientali sono infatti molto diffusi ed è per questo motivo che la Commissione Europea ha invitato tutti gli stati membri dell’Ue ad applicare la direttiva sulle pratiche commerciali scorrette.