I derivati sono i principali strumenti finanziari che si possono colpevolizzare per lo scoppio della crisi finanziaria nel 2008: purtroppo, la lezione non è stata assimilata nel modo giusto e diversi casi recenti lo stanno pienamente a testimoniare. Non è un caso, infatti, che il Tribunale di Milano abbia condannato proprio oggi in primo grado ben quattro istituti di credito nel corso del processo sui contratti stipulati dal comune meneghino. Entrando più nello specifico, le banche prese di mira hanno nomi celebri, vale a dire Deutsche Bank, JPMorgan, Ubs e Depfa. La ricostruzione dei fatti consente di capire meglio cosa è successo.
La sanzione inflitta dal giudice è stata piuttosto pesante, ovvero un milione di euro a testa, oltre alla confisca di altri ottantasette milioni di euro per i profitti incassati proprio con questi prodotti. Tutto è nato in seguito alla stipula dei contratti derivati da parte di Palazzo Marino per quel che riguarda una obbligazione da ben 1,68 miliardi di euro e con una scadenza prevista nel 2035. Secondo la stessa procura che ha indagato sul caso, costi occulti molto pesanti (si parla di circa cento milioni di euro per la precisione) sono stati caricati a tutto svantaggio dell’amministrazione milanese. Le condanne odierne, inoltre, hanno coinvolto anche nove funzionari (gli imputati totali erano tredici), quattro dei quali potevano contare sull’assoluzione richiesta dalla stessa procura.
Il mese di luglio era stato molto caldo in questo senso e non solo per le temperature estive. Alfredo Robledo, procuratore aggiunto di Milano, aveva esplicitamente richiesto di condannare i quattro istituti, parlando di una multa più salata di quella effettiva (1,5 milioni di euro), oltre al divieto assoluto di contrattare con qualsiasi ente della pubblica amministrazione per un anno intero e alla confisca di una somma in denaro che fosse superiore ai settantadue milioni di euro. Chissà se questa storia insegnerà finalmente qualcosa di utile.