Il default dell’Argentina risale al 2001, quando il debito sovrano raggiunse il livello record di novantacinque miliardi di dollari: il governo di Buenos Aires ha ora proposto di rimborsare agli obbligazionisti 1,3 miliardi di quei bond che sono stati ripudiati, vale a dire circa un sesto di quanto stabilito dal giudice di New York per quel che riguarda questa controversia. I creditori in questione sono guidati dalla società NML Capital Limited e stanno cercando di ottenere indietro quanto paventato da oltre un decennio di battaglie legali.
Le intenzioni argentine sono quelle di dar due possibilità ai detentori dei cosiddetti “Tango Bond”, in modo da scambiare il debito finito in bancarotta con nuovi strumenti finanziari. Ora il Congresso locale dovrà approvare una legge per l’implementazione di tale piano. Gli accordi giudiziari stabiliti a New York prevedono il pagamento alla stessa NML Capital di 720 milioni di dollari, una cifra sei volte superiore rispetto a quella stimata in base alle alternative argentine (120,6 milioni di dollari per la precisione). Nel 2005 e nel 2010, invece, l’esecutivo sudamericano aveva offerto ai propri creditori finanziari dei nuovi titoli obbligazionari, con tanto di uno sconto piuttosto ampio.
In quei casi, circa il 91% dei possessori dei prodotti si accordarono in maniera favorevole per la ristrutturazione del debito. La proposta del paese latino-americano prevede che una opzione alla pari metta a disposizione dei bond in scadenza nel 2038, con il valore nominale identico a quello del debito finito in default, maggiorato dell’interesse non pagato alla fine del 2001. Verrà anche ricevuto un pagamento in denaro contante, in modo da compensare l’interesse che vi sarebbe stato nel caso le obbligazioni fossero state emesse il 31 dicembre del 2003. L’opzione scontata dovrebbe invece garantire agli investitori dei titoli che giungeranno a maturazione nel 2033, con un importo inferiore rispetto a quello finito in default e un interesse annuo pari all’8,28%.