I dubbi relativi al futuro della Cassa di Risparmio di Ferrara sono ancora molti e non è bastata un’accesa assemblea a dissiparli. Un appuntamento importante è previsto fra tre giorni esatti, visto che il prossimo 6 maggio ci sarà una importante convocazione per decidere le migliori strategie da adottare. Uno dei principali problemi da affrontare è quello relativo agli indici patrimoniali, i quali vanno riassestati nel breve o al massimo nel medio termine. In particolare, a Carife servirebbe come una manna dal cielo una massiccia dose di denaro liquido. Anche se non si conoscono le cifre esatte, è stato ipotizzato un importo compreso tra ottanta e cento milioni di euro.
Sergio Lenzi, numero uno dell’istituto di credito emiliano, ha parlato chiaramente di quattro percorsi che possono essere seguiti. Anzitutto, c’è un maggiore efficientamento del credito, puntando in primis su quello di alta qualità, ma anche la vendita di una parte dei crediti ormai deteriorati (si tratta di 1,3 miliardi di euro, non certo un ammontare trascurabile), l’ottimizzazione delle attività considerate di rischio e la ricerca di un valido e duraturo partner industriale. I primi tre punti non sono molto piaciuti per il momento, dunque la partnership dovrebbe avere la precedenza. Lo stesso Lenzi non ha precisato la tempistica necessaria per il risanamento, nonostante il credito sia in fase di recupero.
Che cosa può comportare la ricerca di un partner industriale? Nel dettaglio, si tratta di vendere la banca ferrarese, il momento ha poca importanza per ora. La ricerca dovrà rispettare i ventinovemila soci della Cassa di Risparmio, soprattutto quelli più piccoli, senza dimenticare la clientela e il rapporto con il personale. I dipendenti non sono molto ottimisti circa la cessione e vorrebbero qualcosa di alternativo, ad esempio la rivalutazione delle azioni della Banca d’Italia che si trovano in portafoglio. Fra settantadue ore, comunque, il mandato per la ricerca di una collaborazione industriale diventerà più concreto.