La Federal Reserve, la banca centrale americana per intenderci, non ha attirato ovviamente tutte le simpatie del mondo: c’è anche chi pensa di abolirla, basando il suo ragionamento su diversi aspetti. In particolare, i detrattori sottolineano come si tratti di un sistema progettato dai banchieri internazionali per il loro stesso beneficio e l’impoverimento degli americani. In aggiunta, viene imputato all’istituto il declino del dollaro, più precisamente la perdita del 95% di valore, oltre alle dimensioni eccessive del debito. Vale la pena elencare tre ragioni che potrebbero far pensare all’inutilità della Fed.
Anzitutto, viene rimarcato il fatto che il miglior periodo di crescita economica nella storia degli Stati Uniti sia coinciso con l’assenza di una banca centrale. Si sta parlando dell’arco temporale compreso tra la Guerra Civile (1861-1865) e il 1913. I dati hanno messo in luce una crescita continua del prodotto interno lordo, in particolare dopo gli anni Ottanta dell’800. Ma è possibile ripetere una esperienza simile? Un altro motivo alla base di questo “odio” è la distruzione sistematica del valore del dollaro americano. Secondo tale punto di vista, infatti, gli Stati Uniti non hanno mai avuto alcun problema persistente di inflazione fino all’anno di creazione della Federal Reserve, il 1913 appunto.
La penalizzazione della moneta verde sarebbe stata causata dunque proprio dall’andamento dei prezzi al consumo, una vera e propria tassa. Il dollaro è conseguentemente calato di ottantatré punti percentuali dal 1970 ad oggi. Il terzo motivo ha a che fare con il debito, al cui aumento avrebbe contribuito la “macchina perpetua” della Fed. L’opinione appena menzionata guarda alla banca centrale come una trappola, visto che l’intento dei banchieri sarebbe stato quello di non dare scampo al governo americano con una spirale di debito senza fine, un dato di fatto da cui è impossibile fuggire. Molti americani non comprenderebbero però questo fatto, in particolare l’esatta provenienza del denaro.