Al nostro paese “piace” primeggiare nelle peggiori classifiche: ne è una chiara testimonianza l’ultima ricerca che è stata diffusa da Visa in merito alla cosiddetta economia sommersa. Stando infatti ai numeri diffusi dal colosso americano delle carte di credito, l’Italia sarebbe il terzo posto in cui il “nero” trionfa maggiormente a livello europeo, un podio di cui francamente avremmo fatto a meno. Il problema è più che mai attuale, visto che si tratta di dati relativi al 2013. Il sommerso italiano è pari a 333 miliardi di euro, oltre un quinto del nostro prodotto interno lordo.
Certo, rispetto a un anno fa si è registrato un calo di cinque miliardi, ma non si può certo esultare per questo, vista la posizione poco invidiabile di classifica. Con il termine “economia sommersa” si indicano di solito tutte quelle attività economiche che non sono rilevate dalla contabilità nazionale e che vengono meno alla normativa fiscale. Peggio di noi, sempre nel Vecchio Continente, stanno due paesi come la Turchia e la Grecia (purtroppo non molto distanti, con, rispettivamente il 27% e il 24% del Pil). Le nazioni dell’Est presentano valori addirittura più alti, come ad esempio la Bulgaria (31%) e la Croazia (28%).
Tra l’altro, la ricerca di Visa ha evidenziato un sommerso superiore ai duemila miliardi di euro quest’anno, poco meno del 20% dell’attività economica europea. Preoccuparsi non serve a nulla, occorre agire quanto prima. Finché vi saranno redditi evasi, pratiche ambigue relative al loro e un uso elusivo del denaro, questo problema non potrà essere risolto fino a quando farà comodo a molti soggetti, in primis i datori di lavoro. L’evasione, l’elusione e il lavoro nero sono fenomeni fin troppo noti, cosa si aspetta ancora? Molte domande rischiano di rimanere senza risposta, la speranza è che questa ricerca europea possa smuovere qualche coscienza e spingere a interventi rapidi ed efficaci.