McDonald’s, la più celebre e affermata catena di fast-food al mondo, sta considerando seriamente di rivedere i propri menù in territorio americano. Diversi panini, la Ceasar salad, i burrito, ma anche i biscotti e le bistecche potrebbero ora scomparire, alla luce delle complicazioni per la salute dei consumatori, ma anche dell’eccessivo numero di piatti. In effetti, dal 2007 a oggi si è registrato un aumento in questo senso pari al 70%, per un totale di 145 diverse specialità, una scelta davvero difficile per la clientela. L’azienda ha precisato che simili modifiche si verificano e succedono da anni, se non decenni, ma intanto la sfida delle vendite è una delle principali priorità per il colosso di Oak Brook.
In pratica, l’amministratore delegato Don Thompson sta cercando in tutti i modi di far ripartire le vendite statunitensi, visto che nel primo trimestre dell’anno è stato riscontrato un calo pari a 1,2 punti percentuali. Qualcosa è leggermente migliorato ad aprile, con le stesse vendite in crescita dello 0,7% (ci si riferisce a quei negozi che sono aperti da almeno tredici mesi per la precisione). Nel frattempo, il titolo azionario ha guadagnato l’11% negli ultimi dodici mesi, la metà circa del rialzo messo a segno dall’indice Standard & Poor’s 500 di cui fa parte.
Le azioni di cui si sta parlando, inoltre, sono diventate meno appetibili per gli investitori. Ridimensionare in questa maniera il menù è un impegno importante per McDonald’s, in parte perché la competizione nel settore della ristorazione veloce è molto forte. Ad esempio, Burger King Worldwide Incorporated è una rivale molto nota e ha cominciato a vendere nuove varietà di hamburger, come quelli vegani e turchi, come anche avvenuto nel caso di Wendy’s Company. Un menù troppo complesso può anche aumentare i tempi medi del servizio e le varie catene non possono permettersi di essere troppo lente, visto che si rischiano di perdere molti clienti.