Non c’è un solo settore che riesca a resistere alla crisi economica, nemmeno quelli che ci si aspetterebbe più “resistenti”. È il caso delle carte da gioco che vengono prodotte e commercializzate nel nostro paese: ne è una chiara conferma quanto sta avvenendo alla Modiano, azienda che ha sede a San Dorlingo della Valle (provincia di Trieste) e che ha associato il proprio nome a carte, giochi e scacchiere. Che cosa c’è che non va di preciso? La grande maggioranza dei dipendenti (appena settanta unità) sta sopportando una situazione complicata, visto che è finita in cassa integrazione, ammortizzatore sociale che verrà fatto funzionare a rotazione e fino alla metà del mese di agosto.
Il problema è presto detto: i magazzini dello stabilimento sono pieni zeppi di materiale, ma gli ordini sono davvero bassi, di conseguenza la famiglia Crechici (proprietaria dell’azienda friulana) si sono visti costretti a convocare i sindacati e decidere come procedere in questo momento difficile. Il mercato delle carte da gioco è diviso esattamente a metà tra due compagnie, la Modiano appunto e la veneta Dal Negro (ha sede nel trevigiano). La Modiano era riuscita finora a instaurare rapporti piuttosto solidi con clienti di grandi dimensioni, le cui richieste erano rivolte a carte molto specifiche, da sfruttare per inserzioni pubblicitarie e spot televisivi. Le esportazioni hanno beneficiato a lungo di una strategia commerciale di tale tipo.
Con la crisi economica sempre più forte, però, molte cose sono cambiate. Le promozioni sono calate parecchio, dato che bisogna tenere conto anche delle riduzioni di spesa da parte delle aziende che sono attive nella produzione di bevande alcoliche. Il fatturato della Modiano ammonta a dodici milioni di euro ogni anno, ma la concorrenza da parte della Cina ha inciso in modo più che negativo: nell’ex Impero Celeste il costo del lavoro è più basso, con una manodopera in grado di svolgere le attività a ritmi impressionanti.