La Nuova Zelanda sta vivendo un caso finanziario molto simile a quello che ha visto coinvolto negli Stati Uniti Bernard Madoff. Si tratta, infatti, del maggior schema di Ponzi nella storia della nazione oceaniana: il protagonista in negativo è il 63enne David Ross, consulente finanziario che è riuscito a frodare moltissimi investitori per una cifra totale di ben quattrocento milioni di dollari neozelandesi (317 milioni di dollari per la precisione). L’intervento del Serious Fraud Office e della Financial Markers Authority ha consentito di far luce sulla Ross Asset Management Limited, società che ha dichiarato default nel novembre dello scorso anno. Le accuse sono molto pesanti.
I paragoni con Madoff, condannato a ben 150 anni di prigione negli Stati Uniti per la sua frode da diciassette miliardi di dollari, sono scattati subito. Ross dovrà apparire dinanzi alla Corte il prossimo 4 luglio. Come si è arrivati a scoprire tutto questo, tenendo conto che il consulente neozelandese non ha commentato nulla finora? Secondo quanto accertato proprio a novembre da PricewaterhouseCoopers, la Ross Asset Management era in debito con la propria clientela per una somma totale di circa 450 milioni di dollari neozelandesi. Fino a quel momento si poteva parlare di un semplice fallimento senza risvolti particolari.
Ma le investigazioni sono state intralciate e ostacolate dal fatto che gran parte delle decisioni di investimento sono state prese da Ross, il quale si trovava allora ricoverato in ospedale, dunque non poteva essere preso in considerazione in assenza di qualsiasi assistenza. Sono quarantacinque le compagnie finanziarie del paese di cui si sta parlando che hanno dichiarato fallimento nel periodo compreso tra il 2006 e il 2011, stando almeno a quanto dice il rapporto di una inchiesta parlamentare pubblicato sul finire di due anni fa. I default, comprese le moratorie per i debiti concordate con gli investitori, hanno influito e messo a rischio depositi per un totale di sei miliardi di dollari locali.