Tre, il numero perfetto: l’agenzia americana Standard & Poor’s ha affilato la propria scure per accanirsi contro tre colossi bancari, la britannica Barclays, la tedesca Deutsche Bank e la svizzera Credit Suisse, a causa delle incerte condizioni di mercato che stanno minacciando i loro business. Per tutte il giudizio di lungo termine è stato tagliato ieri da A+ ad A, una valutazione che identifica sempre una buona affidabilità dell’investimento, ma che si avvicina allo stesso tempo alla zona speculativa. L’outlook è stato comunque mantenuto stabile in ognuno dei casi.
Sappiamo bene che gli istituti di credito stanno ancora cercando di riprendersi dalla crisi finanziaria del 2008, la quale ha provocato numerose recessioni; le banche europee sono senza dubbio tra le più esposte in tal senso e le nuove regole per tornare a rivedere la luce in fondo al tunnel sono piuttosto esigenti. Secondo quanto affermato da Standard & Poor’s, chi detiene il debito degli istituti in questione deve far fronte a un rischio non certo indifferente, con dei mercati molto fragili e le economie in fase di stagnazione. Il rischio obbligazionario relativo a Credit Suisse e Barclays, tra l’altro, è cresciuto la scorsa settimana al suo livello più alto di quest’anno. Come leggere allora tale downgrade?
Si è cercato di far capire agli investitori finanziari che l’ambiente non è tranquillo e sicuro al 100%. In aggiunta, il mercato sta ancora aspettando che l’economia americana si riprenda in maniera apprezzabile, ma non è chiaro quando questo avverrà. La valutazione dei titoli azionari delle banche di cui si sta parlando potrebbe a questo punto essere influenzata negativamente dal declassamento. L’unico rating che non è stato intaccato è quello di un altro istituto elvetico, Ubs, visto che la compagna di Zurigo viene considerata la banca più attiva per quel che riguarda la riduzione della propria esposizione agli investimenti settoriali, giudizio espresso nel comunicato ufficiale.